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Efficienza energetica per abbattere il 60% delle emissioni di CO2

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La previsione è dell’Agenzia Internazionale per l’Energia che indica che i vantaggi di investire in efficienza energetica hanno un valore che va oltre il beneficio in termini energetici ed ambientali

Fonte: Rinnovabili e territorio

Autore: Redazione

L’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) stima che entro il 2020 le misure di efficienza energetica contribuiranno per il 60% alla riduzione globale delle emissioni di CO2.

Ma il percorso da fare è ancora piuttosto lungo. Nel recente rapporto Heating without global warming, sempre la IEA mostra che attualmente un terzo delle emissioni di CO2 prodotte nel settore energetico derivano dal riscaldamento degli ambienti, dove i tre quarti dei consumi sono coperti da fonti fossili.

Il fabbisogno di calore per il riscaldamento degli ambienti incide, tra l’altro, per più del 50% sul consumo finale di energia globale (FEC). 

Cifre che richiederebbero un’attenzione ben maggiore al settore del fabbisogno di calore e dell’efficienza energetica degli edifici di quanto ne riceva invece attualmente: il quadro tracciato dalla IEA mostra, ad esempio, che solo circa 40 paesi nel mondo hanno adottato politiche per la diffusione del calore per il riscaldamento da fonti rinnovabili, mentre è molto più alta l’attenzione nei confronti della produzione elettrica.

Lo sviluppo del ricorso alle fonti rinnovabili per il riscaldamento degli edifici deve essere attentamente coordinato con misure di efficienza energetica e questo necessita di specifici regolamenti nel modo in cui vengono costruiti, nelle tecnologie adottate e di conseguenza anche di misure adeguate per rendere i costi competitivi.

Per l’IEA i vantaggi di investire in efficienza energetica hanno – tra l’altro – un valore che va oltre il beneficio in termini energetici ed ambientali; hanno infatti un potenziale enorme nel supportare la crescita economica, lo sviluppo sociale, la sostenibilità, la sicurezza energetica e il benessere, come ben definito nell’altro rapporto Capturing the Multiple Benefits of Energy Efficiency. Ma per utilizzare questo “carburante nascosto“, come viene definito, la politica e quindi i governi dovranno sbloccare il potenziale dell’efficienza energetica, attraverso regole e misure specifiche, per non rischiare di perdere un occasione importante anche in termini economici.

Con le politiche attuali, infatti, avverte la IEA, da qui al 2035 vi è il rischio che ben due terzi degli interventi di risparmio energetico, che sarebbero economicamente convenienti, non vengano realizzati con la conseguente perdita di benefici economici pari a 18mila miliardi di dollari.

In Europa le misure sino ad ora adottate per ridurre il fabbisogno energetico degli edifici hanno portato benefici per i conti pubblici dell’Unione Europea sino a 30-40 miliardi di euro, che aumentano a 67-128 miliardi di euro se si contabilizzano anche le maggiori entrate fiscali e i costi evitati al sistema sociale per la riduzione della disoccupazione.

Le stime della IEA indicano che le misure di efficienza energetica, potrebbero far crescere il Pil di un paese dallo 0,25% all’1,1% l’anno e potrebbero contribuire a creare tra gli 8 e i 27 posti di lavoro/anno per ogni milione di dollari investito.