«In un momento storico in cui si sta emergendo fortemente il problema della dipendenza energetica, con la crisi ucraina e i problemi con Mosca che impongono all’Europa di intervenire sulle strategie di approvvigionamento, si fa ancora più pressante la necessità di rafforzare il sostegno all’efficienza degli edifici, che è una fondamentale leva di risparmi economici». Norbert Lantschner, esperto internazionale di sostenibilità nelle costruzioni e presidente della fondazione ClimAbita, è il coordinatore dell’area Green Habitat, che al Saie 2014 insiste nella piazza dell’edilizia intelligente dove vengono presentati prodotti, soluzioni, materiali, sistemi e tecnologie a basso impatto ambientale. «Il percorso della sostenibilità – spiega – si deve sviluppare lungo un doppio binario, la riqualificazione dell’esistente e la costruzione di case che tendono al triplo zero: di consumi, emissioni e rifiuti».
Il mercato delle costruzioni ha subito negli ultimi sei anni una pesante battuta d’arresto, tradotta in numeri da quel -30% (tra il 2008 e il 2013) che rappresenta 55 miliardi in meno di investimenti (dati Cresme). Tutto il contesto si è ridimensionato. Ad avanzare è però il comparto della riqualificazione e recupero, che leggendo le cifre di Federcostruzioni pesa oggi per il 67%, e si presenta come il vero traino dell’edilizia. «Un trend obbligato e che è destinato a consolidarsi – dice Lantschner – se consideriamo lo stato degli edifici italiani: non è possibile che in un condominio milanese si paghi una bolletta tre volte più cara che a Parigi o Berlino. Per ragionare e puntare sulla sostenibilità bisogna coinvolgere l’intera filiera, dagli utenti ai progettisti, dai produttori di componenti agli enti pubblici».
Una mano arriva certo dal sistema delle detrazioni fiscali per la riqualificazione e il risparmio energetico, che spingono gli interventi e che secondo le stime del Saie su dati Ance alla fine del 2014 avranno innescato un giro d’affari di quasi 35 miliardi di euro, circa il 60% in più rispetto al 2013. «Ma dobbiamo rilanciare maggiormente – aggiunge Lantschner – sulla parte di patrimonio pubblico, su quegli edifici che sono come grandi termosifoni, con una spesa energetica di oltre cinque miliardi di euro annui e che la direttiva 2012/27/Ue ci chiede di tagliare drasticamente». E sul fronte delle abitazioni private? «In quel caso occorre capire che gli incentivi fiscali non bastano e servirebbe piuttosto arrivare a finanziare gli interventi, attraverso un fondo rotativo, in una strategia che è per forza win-win: in particolare lì dove le risorse sono più necessarie, cioè per i lavori sugli involucri. Ogni investimento garantisce un grande ritorno. Anche la formula proposta dalle Esco (Energy service company, ndr) è in Italia troppo collegata ai grandi progetti e fatica a decollare dove ce n’è più bisogno: sui piccoli cantieri». Le resistenze colte tra gli utenti finali derivano spesso dall’ignorare gli aspetti tecnici delle opere di cui si parla, «e per questo negli ultimi due anni, da quando è stato avviato Green Habitat, abbiamo riscontrato grande affluenza: perché mostriamo quel che è invisibile ma efficace ai fini del risparmio, ad esempio le differenti modalità di inserimento di una finestra o di montaggio dei pannelli, e in generale tutto quel che si può fare per migliorare l’efficienza dell’edificio: dagli audit energetici fino ai diversi tipi di intervento». La piattaforma serve a far incontrare imprese, progettisti, tecnici e cittadini per conoscere culture e tecnologie innovative della "nuova edilizia", presentando le eccellenze e i materiali da costruzione utilizzabili per edifici ad alta qualità certificati in base alla direttiva 31/2010/Ue sulla prestazione energetica.
La direttiva ha introdotto il concetto di "edifico a energia quasi zero" (Nzeb) e il requisito ottimale in funzione dei costi, ma non ha dato indicazioni specifiche, accendendo così un dibattito sulla definizione del concetto stesso (perché ogni stato membro ha una diversa situazione climatica). Il Dl 63/2013 definisce lo Nzeb «edificio ad altissima prestazione energetica», il cui «fabbisogno energetico molto basso o quasi nullo è coperto in misura significativa da energia da fonti rinnovabili (prodotta in situ)». E impone il 31 dicembre 2018 come data entro la quale gli edifici di nuova costruzione occupati da o di proprietà delle pubbliche amministrazioni devono essere a energia quasi zero (per il settore privato la scadenza è il 1° gennaio 2021).
Mentre si attendono i decreti attuativi per un’interpretazione puntuale di quel che sarà lo Nzeb (tenuto conto della nostra situazione climatica), l’Associazione nazionale degli industriali dei laterizi (Andil) ha di recente promosso il progetto per una "Casa Nzeb in laterizio, antisismica, sostenibile e confortevole". Il Saie 2014 sarà anche l’occasione per ammirare questo concept.