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Efficienza energetica: conviene sotto tutti i punti di vista

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Aumentare la classe energetica degli edifici abitativi, la cui certificazione è obbligatoria dal gennaio di quest’anno, offre la doppia opportunità di risparmiare le emissioni di CO2 in atmosfera e i costi per i consumi energetici almeno del 25%

Fonte: Rinnovabili e Territorio

Autore: Redazione

Il Ministero per lo Sviluppo Economico certifica che gli edifici italiani sono responsabili del 35,9% delle emissioni di anidride carbonica prodotte in Italia, che si colloca come il Paese che offre il contributo maggiore in Europa, pari al 17,5% delle emissioni climalteranti imputabili agli usi energetici nel comparto abitativo. La fonte in questo caso è quella di EURIMA, l’European Association of Insulation Manufactures, che segnala che l’Italia assieme a Regno Unito, la Germania, la Francia, la Spagna, ha il potenziale più elevato di risparmio energetico.

Il motivo risiede soprattutto nel fatto che sono molti gli edifici di vecchia costruzione che hanno un isolamento ridotto o addirittura inesistente ed è qui che si ha un potenziale molto più elevato di risparmio. L’ENEA, stima che -escludendo le nuove costruzioni- solo una quota che va dal 5 al 7% dello stock abitativo esistente possa essere classificato nelle fasce energetiche più efficienti A, B e C (standard minimo per le nuove costruzioni) la cui certificazione è divenuta obbligatoria a partire dal gennaio di quest’anno in caso di compravendita.

Al sistema delle certificazioni si associa, infatti, un meccanismo di etichettatura che riporta la classe di prestazione energetica su una scala che va da A (massima prestazione) a G (minima prestazione), resa evidente dall’attestato di certificazione energetica rilasciato dal tecnico certificatore.

La certificazione e il relativo attestato non debbono però essere considerati come l’ennesimo balzello per chi possiede un edificio ma come uno stimolo a ricorrere a interventi per migliorare l’efficienza energetica -e quindi la classe di riferimento- con un vantaggio economico diretto oltre che ambientale.

Il fatto poi che per questo tipo di interventi siano stati confermati gli sgravi fiscali sino al 55% li rende ancora più appetibili.

Gli interventi di efficienza energetica possono, infatti, essere ottenuti anche grazie ad una ristrutturazione dell’esistente, né particolarmente complessa né troppo costosa.

L’Italia, sempre secondo lo studio EURIMA, è al primo posto in UE per la perdita di energia totale/anno, ed è al primo posto anche per fabbisogno medio per unità residenziale, attestantesi intorno ai 180 kWh/mq di energia primaria, contro i 160 kWh/mq della Spagna e 150 kWh/mq della Francia.

Quindi oltre alla necessaria urgenza di interventi per ridurre gli sprechi energetici in termini ambientali, la riqualificazione energetica del patrimonio esistente si tradurrebbe anche in notevoli risparmi economici per i proprietari. “Una riduzione dei consumi che consenta il salto di classe energetica (ad esempio da una F a una E, oppure da un D a una C) può tagliare i costi del 25% ” riporta un recente articolo pubblicato sull’inserto Casa Plus del sole 24 ore.

Dal Rapporto ENEA 2010, relativo al resoconto degli interventi sul meccanismo della detrazione Irpef del 55%, risulta che, in termini di risparmio energetico, agli interventi di riqualificazione dell’involucro edilizio vengono associati valori medi di risparmio energetico compresi tra 17 e 24 MWh/anno per intervento medio; altrettanto efficace è risultata nel 2010 la scelta di agire sostituendo gli impianti di climatizzazione invernale (dati medi, in questo caso, compresi tra 7,5 e 19 MWh/anno) mentre sono meno evidenti i risultati dichiarati per interventi di installazione di pannelli solari termici (circa 5,5 MWh/anno) e ancora meno i risultati dell’intervento-tipo di sostituzione degli infissi (con risparmi medi dichiarati inferiori a 3 MWh/anno).

Sempre dal Rapporto ENEA, si indica che “dalla stima dei valori cumulati in termini di risparmio energetico complessivo e di CO2 non emessa in atmosfera alla data del 31 Dicembre 2012, sarà possibile attribuire un valore complessivo di risparmio energetico prodotto dal 55% pari ad oltre 9.000 GWh/anno; a questo dato corrisponderà un beneficio ambientale in termini di CO2 non emessa in atmosfera pari a oltre 2.000 kt/anno“.

Quindi i risparmi ambientali sono più che avvalorati.

La stima dei costi economici di vari interventi per abbattere i consumi energetici è stata riportata nell’Energy Efficiency Report, pubblicato a novembre 2011 dal gruppo Energy & Strategy del Mip Politecnico di Milano, mettendo a confronto tra le diverse tecnologie disponibili sul mercato, il costo tradizionale per l’acquisto di un kWh termico (0,9 Euro) e il costo medio dell’intervento di risparmio energetico per singolo kWh.

Una caldaia a condensazione, ad esempio, rispetto ad a un impianto convenzionale, costa circa il 35-40% in più ma consente di risparmiare mediamente il 20% rispetto alle caldaie tradizionali. Prendendo, ad esempio, un condominio di 20 appartamenti con un consumo complessivo annuo di 240mila kWh termici, l’adozione di una caldaia a condensazione comporta un investimento addizionale di circa 25mila euro, che dà luogo a un risparmio annuo di circa 45mila kWh (pari a quasi 3.500 euro complessivi di risparmio annuo in bolletta). L’investimento si ripaga in circa 7 anni e considerando che questo tipo di intervento, beneficia della detrazione Irpef del 55%, diventa estremamente conveniente.

Se l’intervento di efficientamento energetico si concentra sull’isolamento termico, l’analisi della convenienza, prendendo come riferimento un edificio esistente in muratura tradizionale in laterizio con trasmittanza termica di 0,3 W/mq, rileva che gli interventi di isolamento su coperture o suolo sono maggiormente efficienti dal punto di vista economico rispetto a quelli su pareti verticali.

Ad esempio, una villetta monofamiliare del Nord Italia con un consumo termico di 12mila kWh all’anno, attraverso l’isolamento delle pareti e della copertura, ottiene rispettivamente un risparmio di circa 1.400 kWh e 2.900 kWh termici, a fronte di un investimento rispettivamente di circa 3mila e 4.800 euro. Questi investimenti si ripagano in più di 15 anni nel primo caso, circa dieci se viene utilizzata la detrazione Irpef del 55%, e in poco meno di 15 anni nel secondo caso, che scendono a 8 anni, grazie al 55 %.