Quante volte si parla di efficienza! A proposito della propria condizione psicofisica o, ad esempio, di un mezzo di locomozione. Ma esiste anche l’efficienza energetica che interessa alcuni aspetti della quotidianità, sia domestica sia imprenditoriale. Per farla breve, ma molto breve, se avvitate una lampadina che consuma meno fate efficienza. Se utilizzate uno strumento di lavoro (mettiamo un tornio) o un elettrodomestico che consumano meno fate efficienza. Moltiplicate il singolo caso e ci si renderà conto che bisogna fare i conti con l’efficienza energetica. A meno che non sia in corso un’epidemia di autolesionismo.
Sia perché si spende di più sia perché consumando più energia si inquina di più. Per questi motivi EE (non è un parente di ET ma l’affettuosa abbreviazione del nostro tema, l’Efficienza Energetica) sta richiamando l’attenzione di larghe fasce dell’imprenditoria (produttrice di energia e fruitrice di energia). E non mancano le occasioni per conoscere meglio un settore in forte sviluppo. Lo conferma un recente convegno durante il quale si è svolta la presentazione del Progetto Smart Energy, commissionato da Confindustria e realizzato con la collaborazione scientifica di RSE – Ricerca sul Sistema Energetico.
Dallo studio emergono alcune piacevoli sorprese. Il numero di imprese coinvolte direttamente o indirettamente nella domanda per investimenti per l’efficienza energetica supera, oggi, le 250.000 unità. Allora, diamo per assodato che l’impiego di tecnologie avanzate riduca i consumi di energia. Oltre a questo fattore positivo, se ne aggiunge un altro e importante: l’innovazione diventa volàno di sviluppo di attività industriali per il sistema Paese. Un’attività – all’interno del settore – ne attira un’altra. La chiamano “filiera”.
Un esempio: se una famiglia o un’azienda vogliono installare un impianto fotovoltaico, saranno necessari un produttore, un commerciante, un installatore, un manutentore… Cambiando gli ordini di grandezza, l’impatto macroeconomico delle politiche per l’efficienza da qui al 2020 – secondo lo studio – potrebbe portare ogni anno a una crescita della produzione industriale italiana di oltre 65 miliardi di euro con un incremento del numero di occupati circa 500.000 unità e con un tasso di crescita medio annuo dell’economia dello 0,5 per cento del PIL.
Un esempio: se una famiglia o un’azienda vogliono installare un impianto fotovoltaico, saranno necessari un produttore, un commerciante, un installatore, un manutentore… Cambiando gli ordini di grandezza, l’impatto macroeconomico delle politiche per l’efficienza da qui al 2020 – secondo lo studio – potrebbe portare ogni anno a una crescita della produzione industriale italiana di oltre 65 miliardi di euro con un incremento del numero di occupati circa 500.000 unità e con un tasso di crescita medio annuo dell’economia dello 0,5 per cento del PIL.
Non meno significativo, l’ammontare del risparmio sotto il profilo ambientale stimabile in oltre 5,7 miliardi di euro annui – pari al 10 per cento della bolletta energetica nazionale – con una minori emissioni di anidride carbonica che porterebbero a un ulteriore risparmio di 270 milioni di euro. Sottovalutare questi numeri, denoterebbe scarsa efficienza gestionale