«Nel corso della mia attività – spiega la geologa del CNR Adele Manzella – mi sono resa conto di quanto poco si sa di geotermia in generale»
La geotermia rappresenta da sempre una risorsa rinnovabile indigena della Toscana, impiegata per la produzione di energia elettrica sin dagli albori del ‘900 e dagli albori della civiltà come fonte di calore.
Ancora oggi nel nostro Paese l’industria geotermoelettrica è riuscita a sbocciare soltanto in Toscana, con coltivazioni attive all’interno del territorio di 16 comuni geotermici suddivisi su due aree di sviluppo: quella storica, o tradizionale, situata attorno a Larderello, e quella, dai trascorsi più recenti, dell’Amiata. Con quali benefici, quali impatti e quale futuro?
Il quotidiano online Greenreport, ha ospitato nei giorni scorsi un dibattito sul tema, pubblicando un’intervista doppia che da una parte è andata a interrogare Roberto Barocci, ex docente dell’Istituto di Istruzione Tecnica di Grosseto, sezione Geometri, oggi voce di spicco di SOS Geotermia e Rete NO GESI; dall’altra, ha ascoltato le argomentazioni prodotte da Adele Manzella, geologa e Primo Ricercatore all’Istituto di Geoscienze e Georisorse (IGG) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).
«La transizione energetica che investe tutti i paesi industrializzati, Europa in testa, sta richiedendo notevoli cambiamenti che la società fa fatica a metabolizzare – spiega Manzella a Greenreport –. Abbiamo paura: abbiamo bisogno di energia ma abbiamo paura che qualunque nuovo impianto sia un rischio per la nostra salute, il nostro territorio, e rappresenti un vantaggio solo per operatori e gestori».
Uno stallo per uscire dal quale, secondo la ricercatrice del CNR, è importante puntare su una maggiore condivisione delle attuali conoscenze scientifiche in materia e (dunque) di una loro più efficiente ed efficace comunicazione.
«Nel corso della mia attività – osserva infatti Manzella – mi sono resa conto di quanto poco si sa di geotermia in generale. Laddove la geotermia si utilizza, come in Toscana, il cittadino si è dovuto attivare per sostenere il dovere di effettuare i monitoraggi e i controlli. Molti abitanti dei territori geotermici non sono pienamente consapevoli delle opportunità offerte dalla geotermia. Chi lo è, non è attivo nell’esprimere l’apprezzamento (e perché dovrebbe?), e il messaggio del passaparola è sempre e solo quello negativo. Prima ancora dell’accettabilità ci vorrebbe l’incontro, più che lo scontro, di interessi. L’operatore fa l’impianto per fornire energia, necessità primaria per il Paese e il territorio, ma solo se ne ha un guadagno economico al netto delle spese. Il cittadino e il territorio è infastidito dall’impianto: lo accetta solo se ne vede un vantaggio per sé, oltre che per il Paese, e se è sicuro che non comporti rischi all’ambiente o alla salute. Il ruolo del cittadino diventa attivo e il suo parere essenziale, un argomento di grande rilievo in Europa. I pochissimi studi fatti su questo tema non indicano ancora soluzioni chiare e consolidate, ma credo che in Italia occorra partire dal ricostruire la fiducia nelle istituzioni preposte alla organizzazione, gestione e controllo, e intensificare le occasioni di incontro e dibattito costruttivo. Ampliare il rapporto tra ricerca e società, e aiutare i cittadini a distinguere i fatti, basati su dati oggettivi, dalle opinioni».
- Intervista a Adele Manzella su Greenreport
- Intervista a Roberto Barocci su Greenreport
- Intervista “doppia” ripresa da GeotermiaNews