Un ambizioso pacchetto Clima e Energia per il 2030 può rilanciare il modello europeo verso un’economia efficiente e sostenibile. Le imprese rappresentate dall’European Alliance to Save Energy (EU-ASE) auspicano che il Governo italiano abbia una posizione lungimirante a supporto di 3 targets vincolanti e in particolare un target obbligatorio per il risparmio energetico al 40%.
Una prospettiva che è evidemente opposta a quella delineata nella sua lettera pubblicata su Milano Finanza il 31 gennaio u.s.
Un target del 40% di riduzione di emissioni di CO2 è insufficiente per compiere i necessari investimenti per garantire la transizione verso un sistema economico che non dipende dai combustibili fossili e questo è indispensabile se vogliamo ridurre la nostra bolletta.
Secondo l’International Energy Agency (IEA), che definisce l’efficienza energetica come “la prima fonte d’energia”, la causa degli elevati prezzi di energia elettrica in Europa è dovuta principalmente all’aumento dei prezzi dei combustibili fossili e non certo, come lei sembra suggerire, dagli incentivi alle rinnovabili. L’IEA osserva che, se questa tendenza fosse invertita attraverso maggiori investimenti in efficienza energetica ed energie rinnovabili, i prezzi industriali per l’energia elettrica si ridurrebbero di almeno il 15% entro il 2035.
Le soluzioni non vanno trovate nelle economie dell’epoca passata, come lei suggerisce nella sua lettera, perché i costi energetici non si ridurrebbero, bensì continuerebbero ad aumentare, per le imprese e per i cittadini.
Peraltro, come affermato dalla stessa Commissione Europea nel rapporto sul prezzo dell’energia (22 gennaio u.s.), benché il prezzo dell’energia sia più elevato, le imprese europee mantengono un primato competitivo poiché hanno investito più che in altre parti del mondo nell’efficienza energetica, mentre in altre macroregioni, con prezzi dell’energia industriale più bassi, ciò non è stato fatto. Il differenziale è comunque ancora a favore dell’Europa.
Dobbiamo puntare ad aumentare l’efficienza e l’innovazione industriale anche nei settori energivori e investire in quei settori industriali che hanno ora i più alti potenziali di crescita e creazione di posti di lavoro non delocalizzabili. É per questa ragione che, oltre ad avere un più ambizioso target per le riduzioni di emissioni di CO2, è necessario avere un target obbligatorio europeo al 40% per la riduzione dei consumi energetici.
Il risparmio energetico è la leva più efficace dell’UE per rafforzare la propria sicurezza energetica e la competitività dell’economia dell’intero continente, riducendo al contempo le emissioni di gas a effetto serra. L’Europa potrà avere un vantaggio competititvo nell’economia globale solo se riuscirà a risparmiare energia sia per la produzione industriale sia nei consumi quotidiani.
La mancanza di un quadro normativo chiaro e vincolante per la promozione dell’efficienza energetica sta indebolendo il settore in Italia e Europa.
É per tale motivo che, contrariamente a quanto sostenuto da Federacciai e Confindustria, questo tipo di politiche climatiche ed energetiche non sono assolutamente in contraddizione con il rilancio dell’economia e la competitività delle imprese italiane ed europee.
L’Italia e l’Europa non devono perdere il vantaggio competitivo che hanno sulle tecnologie e servizi per l’efficienza energetica. L’acquisizione per 3,2 miliardi di dollari di Nest Lab, un’azienda che ha sviluppato un moderno termostato intelligente, da parte di Google è una prova dell’interesse e della dimensione economica che il settore dell’efficienza energetica ha acquistato in altre parti del mondo.
I membri della European Alliance to Save Energy si augurano che l’Italia possa condividere il nostro appello, unirsi finalmente alla lungimirante richiesta di Germania, Danimarca, Austria, Portogallo, Belgio e Irlanda a definire un pacchetto energia e clima per il 2030 con tre target vincolanti e avere un ruolo chiave in tal senso durante i negoziati che avranno luogo durante il semestre di presidenza dell’Unione.