Un green new deal per far uscire dalla crisi il nostro Paese: il modello è quello del piano di F.D.Roosevelt che portò l’America fuori dalle secche della grande depressione degli anni Trenta del secolo scorso. E’ una riforma ambiziosa quella messa a punto dagli Stati generali della green economy, promossi a Rimini nell’ambito della fiera Ecomondo (6-9 novembre) dal Consiglio nazionale della green economy, composto da 66 organizzazioni di imprese, in collaborazione con i ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico, e con il supporto tecnico della Fondazione per lo sviluppo sostenibile guidata da Edo Ronchi. «Gli investimenti ambientali sono una delle risposte alla crisi — ha sottolineato il ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando — È importante, però, avere strumenti di programmazione per garantire al settore una crescita guidata che assicuri equità». Per riuscire in questo intento, il Consiglio nazionale della green economy si è avvalso di 10 gruppi di lavoro, cui hanno partecipato oltre 500 esperti, che hanno elaborato una “road map” di misure. «Il pacchetto di proposte — ha sottolineato Edo Ronchi — punta a sviluppare una green economy in grado di attivare un vero green new deal per l’Italia. Per ogni tipo di misura si è individuata non solo la spesa, ma anche la copertura ». Ecco la sintesi del piano. Riforma fiscale in chiave eco: il principio su cui si basa è “chi inquina paga”.
L’obiettivo è far arrivare l’eco-gettito dal 6% attuale al 12,5%, spostando la pressione fiscale dal lavoro e dagli investimenti green per non aumentare il peso delle tasse. Utilizzo delle risorse europee e strumenti finanziari innovativi: sperimentare i project bond, i social impact bond, i performance bond; aumentare gli appalti pubblici verdi; attivare un programma nazionale che punti a supportare un migliore utilizzo dei fondi europei e un maggior ricorso ai fondi della Bei. Investimenti per le infrastrutture verdi, difesa del suolo e acque: puntare su investimenti che si ripagano con la riduzione dei costi economici e ambientali, e sulle infrastrutture verdi. Puntare sulla difesa del suolo per ridurre i costi di frane e alluvioni. Investire sulla qualità dell’acqua e sul risparmio di risorse idriche. Programma nazionale per l’efficienza energetica: rendere permanente l’incentivo al 65%; rendere praticabili piani di finanziamento per la riqualificazione energetica degli edifici; valorizzare l’esperienza del “patto dei sindaci”; attivare un fondo di garanzia per il teleriscaldamento; rafforzare l’uso degli standard tecnologici, mentre le Pmi vanno supportate per attuare l’efficienza energetica. Misure per sviluppare le attività di riciclo dei rifiuti: evitare una service tax che assorba i costi della gestione dei rifiuti; adottare, invece, una tariffazione “puntuale” per la gestione dei rifiuti urbani con un meccanismo che assicuri la copertura dei costi, premiando chi conferisce i rifiuti in modo differenziato; incoraggiare e misurare le raccolte differenziate, l’effettivo riciclo e dare a questo priorità; coinvolgere economicamente i produttori di beni nelle attività di riciclo e recupero; promuovere l’uso di prodotti provenienti dal riciclo. Rilancio degli investimenti per le fonti rinnovabili: le rinnovabili costituiscono l’1% del Pil europeo. In un quadro di progressivo superamento del sistema degli incentivi, alleggerendo il carico in bolletta, occorre fissare obiettivi di sviluppo delle rinnovabili al 2030 agendo su piani diversi, quali ridurre i costi di produzione semplificando norme e procedure; istituire un fondo di garanzia; introdurre un meccanismo di detrazioni fiscali che favorisca l’aumento degli investimenti, dell’occupazione e produca nuove entrate; integrare gli incentivi per l’efficienza energetica con quelli per le fonti rinnovabile; sviluppo di reti intelligenti. Programmi di rigenerazione urbana: per limitare il consumo del suolo che ormai marcia a ritmi insostenibili occorre puntare su programmi di rigenerazione urbana e sul recupero, la ristrutturazione, il rifacimento, il riuso e la riqualificazione energetica degli edifici esistenti; favorire le bonifiche dei siti contaminati e delle aree industriali; attivare processi partecipativi per lo sviluppo delle smart city. Fondo nazionale per la eco mobilità: il Fondo può essere alimentato con un sistema di pedaggio stradale, differenziato in base alle emissioni e alla congestione; con fondi del Mit e con una parte del gettito derivante dalle accise sui carburanti; esso potrà finanziare lo sviluppo di reti e interventi soprattutto per la mobilità sostenibile; reti dedicate al Tpl, sostituzione di autobus con più di 15 anni, telelavoro, diffusione veicoli a gas, elettrici, ibridi. Valorizzare la crescita dell’agricoltura di qualità: promuovere gli investimenti per produzioni biologiche e il consumo di prodotti agro-alimentari, ottenuti con processi sostenibili; favorire con detrazioni fiscali le iniziative tese a integrare le attività tradizionalmente collegate alla produzione agricola, con azioni mirate a promuovere la manutenzione e la fruizione del territorio. Piano nazionale per l’occupazione giovanile: il Piano deve prevedere una riduzione, per tre anni, del prelievo fiscale e contributivo per l’impiego di giovani; una riallocazione in chiave di eco-innovazione degli incentivi all’industria; un rafforzamento in chiave green delle principali filiere produttive; un programma di risanamento e riqualificazione ambientale degli impianti e delle produzioni ad elevato impatto; il lancio di iniziative di valorizzazione del Made “green” in Italy; il sostegno alle green start-up giovanili.