L’Italia è storicamente all’avanguardia nello sfruttamento di questa
tecnologia, che in effetti è nata nel nostro Paese. Tuttavia le risorse
sfruttate sono in pratica solo quelle ad alta entalpia localizzate in
Toscana, cioè quelle derivanti da anomalie geologiche che forniscono
fluidi ad elevata temperatura per la produzione diretta di energia
elettrica. Fuori dalla Toscana, niente. Invece le risorse geotermiche a bassa temperatura
sono relativamente diffuse, ed utilizzabili sia per la generazione
elettrica (con particolari impianti di nuova concezione, cosiddetti a
ciclo binario), sia soprattutto per usi termici. Cioè per la produzione di calore destinato alla climatizzazione di edifici (riscaldamento invernale e raffrescamento estivo).
Quest’ultimo impiego è in Italia pochissimo diffuso.
C’è da chiedersi come mai in Svezia, con 9 milioni di abitanti, siano installate circa 300.000 pompe di calore
geotermiche per la climatizzazione di edifici E perché siano ugualmente
molto diffuse in Germania, Francia, Danimarca, Finlandia e Svizzera,
mentre in Italia siano installate solo poco più di 9.000 pompe di calore geotermiche (dati EurObserver 2007).
E c’è anche da chiedersi se sia saggio sovvenzionare in modo
faraonico una fonte come il fotovoltaico – costosissima per la comunità
e dal rendimento energetico irrisorio, rispetto ai costi – trascurando
invece una fonte come quella geotermica. Che fornisce energia
24 ore al giorno tutto l’anno, evita l’emissione di sostanze inquinanti
e di gas ad effetto serra (perché si usa in sostituzione di caldaie a gas o a Gpl) e ha costi molto più bassi.
In effetti il maggior investimento per una pompa di calore geotermica
in una abitazione di medio-grande dimensione si ammortizza in un
periodo inferiore ai 10 anni e senza alcun incentivo pubblico. Offrendo
poi un lungo periodo di notevole risparmio, poichè ha una durata di
vita quasi doppia rispetto alle caldaie a gas.
Non abbiamo motivi particolari per sponsorizzare le pompe di calore
geotermiche, sulle quali, peraltro, occorre anche fare valutazioni
puntuali prima di deciderne l’uso, che certamente non è sempre e
comunque consigliabile. Il nostro è dunque solo un esempio.
Ma certo occorre porsi la questione se sia un bene puntare sulle fonti rinnovabili solo per la generazione elettrica (come
si sta facendo, e a carissimo costo), mentre è un dato di fatto che
l’uso delle fonti rinnovabili per la produzione di calore prevede costi
enormemente inferiori, con benefici molto maggiori per l’ambiente.