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DNA geotermico

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Ricercatori dell’università di Stanford ipotizzano l’utilizzo di nanoparticelle dotate di Dna per esplorare in modo più efficiente forma e potenzialità dei serbatoi geotermici

Fonte: Geotermia News

Autore: Redazione

Secondo un nuovo studio prodotto dall’Università di Stanford, la chiave per accelerare l’espansione dell’energia geotermica potrebbe essere racchiusa nell’acido desossiribonucleico, meglio conosciuto come DNA. L’ingegneria delle nanoparticelle, infatti, sarebbe in grado di inserire un DNA sintetico all’interno di microscopiche particelle, creando infine ciò che il team di ricerca guidato da Yuran Zhang chiama nanotraccianti (nanotracers).
Uno strumento utile a mappare -con maggior precisione rispetto a quella ad oggi consentita dalle moderne tecnologie di rilevamento- geologia, forma e variazioni nella temperatura dei serbatoi sotterranei entro i quali si muovono i fluidi geotermici.
Il funzionamento dei nanotracers geotermici è in parte speculare a quello sperimentato in ambito medico, dove farmaci incapsulati all’interno di nanoparticelle si attivano solo in corrispondenza di marcatori precisi (ad esempio un determinato livello di temperatura corporea) in modo da massimizzare le proprietà curative e minimizzare gli effetti indesiderati.
I nanotracers studiati dal team di Stanford, sono concepiti per avere una firma del tutto unica, ottenuta attraverso una tra le pressochè infinite combinazioni del DNA inserito. In questo modo è possibile seguire il movimento di ognuna delle nanoparticelle nella loro esplorazione geotermica. Non trascurabile la circostanza che le nanoparticelle possano sopravvivere a temperature fino a 150°C.  «I risultati di questo studio iniziale –spiega uno dei coautori, Roland Horne– rappresentano un significativo passo verso il nostro obiettivo di caratterizzare risorse geotermiche che sono attualmente difficili da sfruttare», anzitutto per la non facile esplorazione preliminare del serbatoio geotermico. D’altronde, massimizzare le potenzialità racchiuse dall’energia geotermica a livello globale è molto importante: con  questa fonte potrebbe essere soddisfatto il 5% della domanda d’energia mondiale  (pari a 22 miliardi di kilowattora) e –come sottolineano da Stanford– si tratta ancora di stime conservative.