Cambiano i governi, ma in Italia alcuni brutti vizi rimangono sempre. E le rinnovabili finiscono spesso nel mirino: chi si ricorda della mancanza di una chiara Strategia energetica nazionale, o della querelle dei vari Conto energia, norme che si sono seguite vorticosamente negli anni cambiando alla velocità della luce, senza dare alcuna prospettiva certa agli investitori, che più di tutto chiedono stabilità e regole chiare? Con l’esecutivo Renzi – che proprio in queste ore definisce la propria strategia di semplificazione della macchina pubblica – lo stesso pervasivo vizio dell’incertezza normativa potrebbe colpire di nuovo e pesantemente il mondo delle rinnovabili.
Come sottolinea il senatore pentastellato Gianni Girotto, le preoccupazioni «emergono in seguito all’ultimo provvedimento che, in aggiunta ai molti altri già approvati contro il settore, è stato presentato nei giorni scorsi al Ministero dello Sviluppo Economico come “spalma incentivi” creando il panico tra gli operatori per i danni che arrecherà all’occupazione e al mercato. Si tratterebbe di un taglio del 20% degli incentivi ai produttori di energia rinnovabile che verrà spalmato su 27 anni anziché su 20 anni attualmente previsti: una misura simile a quella già varata da Zanonato, ma questa volta obbligatoria».
Un’ipotesi che ha già allarmato alcuni elementi del governo stesso, tra i quali il sottosegretario all’Ambiente Silvia Velo, che ha confermato le difficoltà del momento: «C’è nell’aria un decreto spalma incentivi che potrebbe intervenire in maniera retroattiva sul solare, impattando sugli investimenti già fatti dalle aziende. L’idea che la bolletta del Paese sia alta per colpa degli incentivi alle rinnovabili trova degli appoggi. E noi siamo costretti ad arrivarci sulla difensiva».
L’alto rischio è che per mantenere le promesse d’inizio governo scritte sulle ormai famose slide di Renzi (taglio del 10% dei costi elettrici in bolletta) le norme già esistenti in materia per le rinnovabili si rendano come scritte sulla sabbia. Non solo sbagliando bersaglio cui mirare, ma anche affondando la credibilità di un governo che cambia le regole in corso d’opera. Un pessimo viatico per avvicinarsi al G7 sull’energia, che verrà ospitato proprio a Roma dal 5 al 6 maggio.
Ma ancora non è tutto perduto. «Dobbiamo capire che ruolo ha il ministero dell’Ambiente – ricara la dose Silvia Velo – se c’è una parte di questo Paese che ancora non ha capito che lo sviluppo sostenibile è l’unica strada che questo Paese ha per crescere. Se non si cambia punto di vista con cui si affronta la materia non ne usciremo, dovremmo continuare a difenderci, arrivando dopo, e a contenere certe spinte che hanno una lettura diversa della realtà. C’è da condurre una battaglia affinché nel Paese si affermi l’idea che lo sviluppo sostenibile non sia soltanto una virgola da aggiungere nel percorso legislativo». Una battaglia ancora molto aperta, che si appresta a confrontarsi di nuovo sul campo delle idee (e delle leggi).