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Dall’Islanda la geotermia per il Regno Unito

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Riproposto un piano per importare energia geotermoelettrica islandese per alimentare più di un milione di case in Gran Bretagna.

Fonte: GeotermiaNews

Autore: Redazione

Il Primo Ministro inglese David Cameron ha annunciato la scorsa settimana che una task force sarebbe stata istituita per negoziare un pacchetto di finanziamenti di 5 miliardi di sterline (circa 7 miliardi di Euro), necessari ad installare un elettrodotto sottomarino di circa 1000 km di lunghezza in grado di trasportare 1.2 GWh di elettricità sotto l’Oceano Atlantico, mettendo in collegamento la Gran Bretagna e l’Islanda, riferisce il quotidiano Sunday Times.

L’idea non è nuovissima, considerato che già nel 2012 i due Paesi avevano firmato un memorandum d’intesa impegnandosi ad esplorare la fattibilità del progetto, anche se i piani attuativi non avevano mai preso forma. A riproporre il progetto è stato il finanziere veterano Edmund "Edi" Truell, nominato quest’anno anche consulente per gli investimenti per il sindaco di Londra Boris Johnson. Truell ha infatti fondato la Atlantic Superconnection”, il cui core business è proprio quello di sviluppare il collegamento sottomarino, proponendosi di finanziare tutti gli elementi del progetto, che includerebbero lo sviluppo di una maggiore capacità installata in Islanda, la posa del cavo e il collegamento con l’alimentazione nella rete del Regno Unito.

Atlantic Superconnection potrebbe alimentare 1,2 milioni di case inglesi (sul sito della società si dice addirittura 2 milioni) e sarebbe il più lungo cavo sottomarino HVDC (High Voltage Direct Current-Corrente Continua ad Alta tensione) nel mondo. Viene presentata come una soluzione pragmatica in grado di generare più potenza della più moderna centrale nucleare inglese, senza tuttavia doverne sopportare i costi di decommissioning (cioè di smantellamento e bonifica).

Del resto il Regno Unito ha un urgente bisogno di approvvigionamento di energia da fonti rinnovabili, poiché le due attuali e principali fonti di approvvigionamento, il carbone e il nucleare, sono e continueranno ad essere avviate a progressivo smantellamento, sia per ridurre le emissioni di gas serra sia per obsolescenza delle centrali atomiche.

Ecco quindi che il paese guarda con interesse a nord, dove sdraiata sul confine tra la regione eurasiatica e le placche tettoniche del Nord America, l’Islanda è letteralmente un focolaio di attività geotermica, molta della quale ancora inutilizzata. Nel 2014, circa l’85% del consumo di energia primaria nel paese proveniva da fonti rinnovabili autoctone, di cui il 66% da centrali geotermiche.