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Dalla geotermia alla cura per l’ambiente: Floramiata al Salone internazionale del florovivaismo

Barcella: «Noi partiamo da una produzione basata sulla geotermia e già lì abbiamo dei punti importanti per quanto riguarda la tutela dell’ambiente. Poi le piante che produciamo hanno una grossa capacità di assorbire determinati inquinanti»

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Barcella: «Noi partiamo da una produzione basata sulla geotermia e già lì abbiamo dei punti importanti per quanto riguarda la tutela dell’ambiente. Poi le piante che produciamo hanno una grossa capacità di assorbire determinati inquinanti»


Si è chiusa con un successo la 70esima edizione di Flormart, il Salone internazionale del florovivaismo, paesaggio e infrastrutture verdi che ha richiamato a Padova la scorsa settimana oltre seimila persone, con visitatori provenienti da 52 Paesi, 19 regioni e 102 province italiane.

Un’edizione che ha visto Floramiata tra i suoi protagonisti, grazie alla sostenibilità dei processi produttivi che caratterizzano quest’eccellenza amiatina.

«Floramiata produce principalmente piante verdi e fiorite da interni di origine tropicale, – sottolineano dall’azienda – attraverso l’utilizzo del naturale calore geotermico di cui l’Amiata è ricca. Calore geotermico che permette di coltivare, in ogni stagione, piante a temperatura costante superiore ai 25°; una condizione che insieme all’illuminazione naturale, all’utilizzo di schermi termici mobili e a sistemi di irrigazione goccia a goccia, permette all’azienda di ottenere un prodotto di qualità superiore con un notevole risparmio energetico e idrico».

Nel corso dell’ultimo anno il modello di sviluppo sostenibile intrapreso da Floramiata ha permesso all’azienda di arrivare a quota 142 dipendenti (quasi il doppio rispetto ai 78 iniziali), confermando al contempo l’obiettivo di divenire la prima azienda florovivaistica europea carbon-free, puntando in primis sulle possibilità offerte dalla geotermia: come noto nel febbraio di quest’anno è stata segnata una tappa importante per il raggiungimento di questo traguardo, grazie all’ addendum all’accordo per la cessione del calore geotermico firmato dall’AD di Floramiata, Marco Cappellini, insieme al responsabile Geotermia Enel Green Power, Luigi Parisi: la nuova intesa, alla cui stipula era presente tra gli altri anche il sindaco di Piancastagnaio, Luigi Vagaggini e che rientra nel contesto della collaborazione esistente tra il Comune, la Regione Toscana, Enel Green Power e CoSviG, ha disposto l’aggiunta di ulteriori 25mila MWh termici – forniti a prezzo agevolato – ai 150mila MWh fino ad allora erogati alle stesse condizioni: un totale dunque di 175mila MWh termici annui, prodotti in modo sostenibile, ed erogati a un prezzo di circa 10 volte inferiore rispetto al costo dei combustibili fossili.

Un ciclo doppiamente virtuoso dal punto di vista ambientale, in quanto il core business dell’azienda verte sulla produzione di piante.

«Noi partiamo da una produzione basata sulla geotermia e già lì abbiamo dei punti importanti per quanto riguarda la tutela dell’ambiente. Poi – aggiunge il direttore operativo di Floramiata, Enrico Barcella – ora con le piante verdi sia in casa sia che all’esterno possiamo dire di fare anche noi la nostra parte per depurare l’ambiente, perché le piante hanno questa grossa capacità di assorbire determinati inquinanti, trasferirli nel loro interno e bloccarli togliendoli dall’ambiente. Quindi l’ambiente che ci circonda sia in casa che all’esterno può essere migliorato da queste piante che ci circondano e che noi produciamo».

Una prospettiva che nel corso di Flormart è stata confermata anche da Francesco Ferrini, docente di Arboricoltura all’Università di Firenze: «La spesa sanitaria italiana è pari a circa 117 miliardi di euro l’anno – argomenta Ferrini – Se potessimo, potenziando le aree verdi, migliorare anche solo del 5% la condizione di benessere degli italiani, misurata con gli indicatori Ocse di benessere fisico e psichico, avremmo un risparmio superiore ai 6 miliardi di euro. Se anche investissimo solo il 10% di questa cifra in nuove aree verdi, sarebbero 600 milioni di euro l’anno che migliorerebbero ulteriormente il benessere generale, dando vita a un circolo virtuoso».