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Dal geotermico Vapori di birra

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«Spero che la nostra piccola esperienza stimoli gli imprenditori “veri” a sfruttare questa grande risorsa».

Fonte: Il Sole 24 Ore

Autore: Silvia Pieraccini

La “piccola esperienza” di Edo Volpi e dei suoi sei soci pisani consiste in uno stabilimento per la produzione artigianale di birra, totalmente alimentato con vapore geotermico che esce dalle centrali situate nel più antico complesso geotermico al mondo, quello di Larderello.
Fino al 2007 quel vapore poteva essere utilizzato solo per il teleriscaldamento e per le serre; poi un accordo tra Enel, Regione Toscana e Comuni geotermici ha aperto la porta ad altri usi della geotermia a partire da quello termico.
E ha permesso di avere vapore a temperature più alte: «A noi serve vapore a 220-230 gradi e con una pressione a 8 bar per riuscire a trasformarlo in acqua surriscaldata che diventa la nostra energia, con cui fare l’ammostamento, la bollitura e i lavaggi», spiega Volpi.

Il risultato è un risparmio della bolletta energetica di almeno il 30%: «L’energia elettrica – aggiunge Volpi – la usiamo ormai solo per le pompe che servono a trasferire il fluido da un contenitore all’altro».
Ma il risultato è anche la produzione della prima birra geotermica al mondo, a marchio “Vapori di birra”, che ha già collezionato premi ed è arrivata a sette varianti: bionda, ambrata, weisse, ambrata al miele di castagno, aromatizzata alle bucce d’arancia, white ipa più una birra oggi a basso contenuto di glutine, che ora si punta – grazie a un progetto con l’Università di Pisa – a far diventare “gluten free”.

Per adesso i prodotti “Vapori di birra” sono distribuiti in enoteche, ristoranti e negozi in Toscana e in parte del Lazio, ma sono in corso contatti per allargare la distribuzione in Calabria. Il birrificio quest’anno produrrà circa 40-45mila litri e punta a 55-60mila il prossimo, grazie anche ai progetti di sviluppo (tra cui un allargamento dello stabilimento con un nuovo fermentatore) sempre focalizzati sulla qualità. «Il 30% di risparmio energetico lo reinvestiamo in qualità – spiega Volpi – perché vogliamo arrivare a fare birre di eccellenza. Per questo stiamo lavorando con l’Università di Perugia e per questo puntiamo a conquistare il mercato a piccoli passi».
Se la geotermia è una risorsa trainante per il birrificio, presto potrebbe estendersi all’intera filiera della birra: “Vapori di birra” sta mettendo a punto un progetto con i Comuni per chiedere alla Regione finanziamenti Ue per la realizzazione di un maltificio alimentato con vapore geotermico, destinato a servire i birrifici della zona. «Oggi compriamo le materie prime all’estero, soprattutto in Germania dove la tradizione della birra è più sviluppata – spiega Volpi –: un maltificio locale darebbe garanzie di qualità, permetterebbe di abbattere enormemente i costi e di sviluppare la coltivazione di orzo e grano per ridare reddito agli agricoltori della zona». Cioè di completare la filiera, grazie alla geotermia che rappresenta la prima energia rinnovabile della Toscana: 5.820 GWh prodotti nel 2015, record assoluto in oltre 100 anni di storia della geotermia regionale.