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CoSviG, dopo un nuovo bilancio in positivo il futuro si basa su tre pilastri

Bravi: «Con lo scorporo di Sesta Lab e la definizione dell’in house è arrivato il momento di navigare in mare aperto, per cogliere nuove opportunità»

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Bravi: «Con lo scorporo di Sesta Lab e la definizione dell’in house è arrivato il momento di navigare in mare aperto, per cogliere nuove opportunità»


Spendendo parole di grande apprezzamento per il lavoro svolto nell’ultimo anno, i soci del Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche (CoSviG) hanno approvato il bilancio 2021, che si è chiuso in positivo delineando soprattutto un punto di svolta per un ente che è sempre più chiamato a unire e valorizzare le varie anime della Toscana dal cuore caldo, come spiega il presidente CoSviG Emiliano Bravi.

Quali sono i principali obiettivi traguardati dal Consorzio nell’ultimo anno, nonostante una congiuntura particolarmente difficile?

«Abbiamo chiuso il bilancio 2021 con un utile post tasse di oltre 200mila euro, un risultato che non pensavamo possibile visto il contesto molto fluido determinato dalle emergenze internazionali – dalla pandemia ai cambiamenti normativi –, ma questo risultato mostra la solidità dell’azienda. Sin dal 2019 abbiamo fatto grandi passi in avanti sotto il profilo della riorganizzazione interna e della riduzione dei costi, tagliando le spese ritenute non più necessarie in base agli orientamenti ricevuti dai soci, che ringrazio per le belle parole con cui hanno accompagnato l’approvazione del bilancio 2021. Un grande grazie va anche all’intera struttura CoSviG: devo dire sono soddisfatto e anche stupito positivamente della risposta data dai dipendenti in questo percorso non banale di riorganizzazione aziendale che stiamo portando avanti».

Con quali prospettive, nel breve termine?

«Il 2022 sarà ancora un anno faticoso. Il bilancio di previsione non è roseo, anche se nello stilarlo siamo stati molto prudenti, ma abbiamo le basi per una trasformazione profonda che troverà un punto di svolta nello scorporo del ramo d’azienda Sesta Lab: entro la fine dell’anno avremo non una ma due aziende – CoSviG e Sesta Lab, che rimarrà comunque controllata al 100% dal Consorzio – pronte a camminare ognuna sulle proprie gambe. Un’operazione che ci permetterà di avere una struttura più snella, in grado di rispondere in modo più efficiente ed efficace alle esigenze dei soci».

Sul lato istituzionale quali saranno dunque le priorità?

«Si tratta di continuare il percorso intrapreso, mettendo le persone giuste al posto giusto tramite una rimodulazione delle professionalità, ad esempio rafforzando l’ufficio tecnico e quello appalti. Il cuore dell’attività consortile sarà la gestione del Fondo Geotermico ma anche l’attrattività di nuovi investimenti: grazie ai fondi europei e nazionali i Comuni hanno la possibilità di accedere a nuove risorse, e noi siamo in grado di aiutarli a usarli. Lo scorporo Sesta Lab ci permetterà di completare definitivamente l’iter per il riconoscimento del CoSviG come società in house per i soci: in altre parole potremo metterci a disposizione per lavorare in nome e conto dei Comuni che vorranno avvalersi delle nostre professionalità».

Con il definitivo riconoscimento dell’assetto in house cambieranno anche i rapporti con la Regione Toscana?

«Naturalmente cambieranno, perché oltre ai Comuni geotermici anche la Regione potrà avvalersi direttamente di noi per lo svolgimento di servizi. Soprattutto, potrà chiedere aiuto anche per essere più presente su questi territori: tutte le aree geotermiche, tradizionali e amiatine, sono un’eccellenza da valorizzare, soprattutto in questo periodo storico caratterizzato da crisi energetica e climatica. Possono essere davvero un valore aggiunto per tutta la Toscana».

Riuscirà il Consorzio ad affrontare queste molteplici sfide a fronte di un organico sempre più ridotto?

«Serviranno ancora sacrifici, su questo non mi nascondo. Abbiamo già snellito molto la pianta organica per rispondere all’esigenza dei soci di diminuire i costi fissi, che in un’azienda di servizi come la nostra sono relativi prevalentemente al personale. Se ci chiederanno di continuare su questa linea lo faremo, consapevoli però che dietro ai numeri ci sono persone e famiglie. Io credo si possa intraprendere anche un’altra direzione, ovvero snellire quelle professionalità che non sono più consone all’attività del Consorzio ma anche iniziare a navigare in mare aperto per andare in cerca di nuove opportunità e risorse. Non dobbiamo dimenticarci che la sostenibilità non è solo ambientale ed economica, ma anche sociale: se si critica tanto e giustamente chi risparmia sul personale, dobbiamo anche provare a creare nuovo lavoro».

Come incide in questo contesto la prolungata incertezza che grava sull’intero comparto geotermico, dalla mancata approvazione degli incentivi FER2 e dalle concessioni in scadenza al 2024?

«Quest’incertezza è gravida di difficoltà, perché non ci permette di programmare. Si tratta di una situazione che sta facendo soffrire tutti nelle aree geotermiche, in quanto il gestore delle centrali – non avendo contezza di cosa accadrà dopo il 2024 – non mette in campo nuovi investimenti, con conseguenze anche sull’indotto. Che si tratti di proroga delle concessioni in scadenza o di gara, occorrono certezze sul post-2024 ma siamo già in ritardo. Se fosse impossibile giungere ad una proroga di lunga durata, per imbastire una gara di tale portata occorre almeno una proroga tecnica. Ma ci sono forti criticità normative anche a livello regionale: basti osservare che non abbiamo ancora avuto né i contributi relativi alla produzione 2020 né tantomeno quelli del 2021. Fino ad oggi siamo stati in grado di reggere quest’incertezza, ma non sappiamo se anche un domani ne avremo la forza».

Al netto di queste incertezze, come immagina il futuro del CoSviG al 2024 e oltre?

«Mi immagino un Consorzio sì più snello ma anche forte di un architrave istituzionale molto chiara: un soggetto in house sia per i Comuni sia per la Regione, dove un numero ristretto di persone molto qualificate e dalle mansioni chiare possa dare ai soci risposte efficaci ed efficienti. Al contempo anche i soci, come messo in evidenza da alcuni sindaci in corso d’approvazione di bilancio, saranno chiamati a programmare le proprie necessità: senza definire con precisione assieme a noi le attività che ritengono necessarie, è evidente che il CoSviG non può dotarsi delle strutture necessarie per farvi fronte. A mio avviso l’attività del Consorzio potrà basarsi su tre pilastri: la gestione del Fondo Geotermico, l’erogazione di servizi per Comuni e Regione, l’attrattività di nuovi investimenti. I soldi ci sono, bisogna sapere cercarli e saperli spendere, il che è certamente più facile a dirsi che a farsi. Ma il CoSviG è pronto per aiutare i soci in questo percorso».