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Costruire l’alternativa energetica

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Si riportano le proposte contenute nel Documento congressuale di Legambiente per mettere in atto una nuova strategia energetica

Fonte: Documento per il IX Congresso nazionaleLegambiente

Autore: Legambiente

In occasione del referendum di giugno è stato possibile, a differenza di quanto accadde nel 1987, contrapporre alla prospettiva nucleare uno scenario energetico incentrato sulle rinnovabili, l’efficienza energetica e sul gas come fonte fossile di transizione. Si tratta di uno scenario veramente alternativo perché obbliga a ripensare l’approccio ai temi energetici, spinge a spostare l’attenzione verso la domanda di energia, per capire come soddisfarla con le soluzioni tecnologiche più adatte attraverso una rete elettrica capace di gestire lo scambio con impianti e utenze distribuite. Il territorio italiano possiede tutte le risorse per far crescere il contributo delle fonti rinnovabili, accellerandone lo sviluppo con uno sguardo attento alle risorse presenti e al paesaggio, in modo da mettere al centro le vocazioni delle aree e ricercare il più efficace mix di offerta energetica.
Le rinnovabili possono essere oggi una risposta concreta ai fabbisogni delle famiglie e delle imprese, ma lo sviluppo va accompagnato con investimenti nella rete elettrica e nella gestione in modo da valorizzare le peculiarità delle diverse tecnologie. Nelle aree urbane occorre in particolare muovere investimenti per soddisfare i fabbisogni termici attraverso reti di teleriscaldamento (come si sta già progressivamente realizzando in alcune città), impianti solari termici integrati con pompe di calore, centrali di micro cogenerazione, caldaie a condensazione. Per i fabbisogni elettrici si potrà puntare invece sul solare fotovoltaico, la geotermia e, dove possibile, su impianti eolici, mini idroelettrici, da biomasse e biogas a filiera corta, integrati con le tecnologie più efficienti di produzione e gestione energetica. Anche l’agricoltura potrà svolgere un importante ruolo nella lotta ai cambiamenti climatici, con la promozione del biologico e delle buone pratiche agricole innanzitutto, ma anche nella produzione di energia.
Non esiste un altro scenario energetico che possa risultare altrettanto vantaggioso per i cittadini italiani. Del resto questi anni hanno dimostrato come gli unici che hanno visto una riduzione dei costi in bolletta sono coloro che hanno installato un pannello solare sul tetto, che sono intervenuti per migliorare l’isolamento di pareti, finestre o tetto, che hanno cambiato gli elettrodomestici o l’impianto energetico con uno più efficiente.
Questa prospettiva ha molti nemici -coloro che vogliono mantenere monopoli e rendite di posizione- come si è visto nella campagna mediatica contro l’impatto paesaggistico delle rinnovabili e il loro peso in bolletta. Noi dobbiamo essere in grado di contrastarli anche raccontando i successi già ottenuti che hanno consentito di coprire oltre il 22% dei bisogni elettrici italiani grazie alle fonti pulite. Una prospettiva che prevede tanti piccoli e grandi impianti, supergrids per progetti come Desertec (il sistema di centrali solari a concentrazione nel nord Africa e impianti eolici nel nord Europa connesso alla rete elettrica europea) e smart grids per gestire l’interscambio di energia elettrica con utenze e produzioni distribuite. L’obiettivo è puntare a un’integrazione delle rinnovabili
in edilizia, in agricoltura, nell’industria come occasione per innescare processi virtuosi di risparmio, riqualificazione e innovazione. Saranno le città, come ci ricorda il Patto dei Sindaci promosso dall’Europa, il campo principale di questa sfida perché la novità vera di questi processi sta proprio nella possibilità di disegnare, in funzione delle diverse domande di case, uffici, aziende, la risposta più adatta che avvicini la domanda di energia alla produzione più efficiente attraverso
il miglior mix di impianti da fonti rinnovabili e di soluzioni energetiche.