Ha fatto il giro del mondo, alcune settimane fa, la notizia che per i primi tre mesi dell’anno la Costa Rica è riuscita soddisfare il proprio fabbisogno elettrico usando solo energia prodotta attraverso i propri impianti a fonti rinnovabili. Un brillante risultato raggiunto in larga parte grazie all’energia idroelettrica. Eppure, all’Istituto Costa Rica Elettricità (ICE) e al Ministero dell’Ambiente e dell’Energia (MINA) hanno una certezza: sarà l’energia geotermica la chiave del futuro energetico del Paese. Le autorità energetiche nazionali prevedono di fornire il 20% della domanda di energia elettrica con la fonte geotermica entro il 2035, riducendo così la quota delle centrali idroelettriche.
"L’energia geotermica è disponibile 24 ore al giorno, sette giorni alla settimana, ed è costante. È importante avere una solida base", ha detto Ronny Rodriguez, Capo di gabinetto al MINA. Occorre ricordare che il Paese trae tradizionalmente la propria elettricità dagli impianti idroelettrici, la cui capacità produttiva risulta legata a fattori incontrollabili e variabili come la piovosità, le anomalie climatiche, la richiesta di acqua. Quando l’acqua è scarsa, il Paese è costretto a bruciare combustibili fossili in impianti termoelettrici. Nel 2013 si è sopperito per il 12% della domanda in questo modo. Circostanza questa che, oltre ad aumentare una maggiore quantità di gas serra, aumenta il costo dell’energia elettrica e la fattura petrolifera del Costa Rica.
Pertanto, il Paese cerca di espandere la produzione di energia da altre fonti, come l’energia eolica e solare (che tuttavia risentono, seppure in maniera diversa, di una medesima dipendenza da fattori climatici), ma anche e soprattutto il geotermico. La problematica maggiore, tuttavia, risiede nel fatto che quasi la metà dei giacimenti disponibili si trova all’interno di parchi nazionali protetti da leggi che, per la salvaguardia dell’ambiente, ne impedisce la coltivazione. Attualmente circa il 13% della sua elettricità da fonti geotermiche proviene esclusivamente da siti esterni alle aree di protezione naturalistica. Per questo i tecnici stanno valutando altre soluzioni percorribili.
Una possibilità viene fornita dall’utilizzo di fluidi geotermici a bassa e media temperatura, utilizzando una tecnologia (quella della pompe di calore GHP) meno impattante dal punto di vista ambientale e paesaggistico. In un contesto in cui la deroga al divieto di coltivazione nelle aree protette non è presa in considerazione, la bassa e media entalpia potrebbero essere delle alternative interessanti.
E proprio in tal senso si sta muovendo anche la politica. Il Movimiento Libertario, partito conservatore attualmente all’opposizione, ha presentato una proposta legislativa che intende promuovere l’uso di pompe di calore per lo sfruttamento di temperature fino a 80 ° C che si possono trovare a profondità di 200 o 300 metri. Otto Guevara, leader del movimento e promotore del disegno di legge, ha tenuto a precisare come questo tipo di iniziativa si sposa bene con l’idea del governo di non usare le risorse all’interno dei parchi nazionali entro il 2018.