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“Così moderni, così ecologici felici di abitare nella bio-casa” Via delle Ghiacciaie: “La bolletta della luce? 28 euro”

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REPORTAGE

Fonte: La Repubblica – Firenze

Autore: Simona Poli

 

QUANDO è caldo non si suda e se fa freddo non si trema. La formula magica della casaclima si chiama efficienza energetica: il calore accumulato non viene disperso e non penetra dall’esterno, lo stesso succede col frescolino dell’aria condizionata. Dentro le mura insomma la temperatura resta stabile in qualunque stagione dell’anno, rivestimenti, impianti, accessori e tecniche architettoniche mirano allo stesso obiettivo, quello di conservare, proteggere, isolare gli ambienti interni da tutto ciò che sta fuori. A patto, ovviamente, che si tengano chiuse le finestre con i doppi vetri schermate da tapparelle frangisole, che lasciano entrare la luce ma tengono lontano il caldo. E con i 40 gradi soffiati sulla città dall’infernale Caronte a spalancare gli infissi non ci pensano proprio Francesca Maria e Gianni, professori di Lettere entrambi in pensione che dopo 39 anni di «felicissimo matrimonio» hanno deciso di traslocare in un nido d’amore a tenuta stagna: l’attico dell’unica palazzina per ora esistente a Firenze che possa esibire la certificazione doc rilasciata dall’Agenzia fiorentina per l’energia diretta da Sergio Gatteschi. Un edificio a tre piani di 16 appartamenti (due sono ancora in vendita) con garage sotterraneo e sei pannelli solari sul tetto costruito nel 2010 in via delle Ghiacciaie — un destino nel nome — al posto di un vecchio magazzino delle ceramiche Pecchioli affacciato sui binari che dalla stazione di Santa Maria Novella corrono lungo via Cittadella. I padroni della casa ecologica giurano che non tornebbero indietro per niente al mondo e sventolano felici l’ultima bolletta della luce: 28 euro. «Prima ne spendevamo almeno 200», assicura Francesca, «anche se avevamo ristrutturato il vecchio appartamento di via Alamanni in modo da portarlo dalla classe energetica G alla D». Il pollice verde era già un pallino dei padroni di casa, evidentemente. «Si risparmia su tutto», spiegano entusiasti. «Per l’acqua calda bastano i pannelli solari, la caldaia è condominiale ma poi ogni inquilino paga solo i propri consumi e rispetto alla media di 900 euro che versavamo prima di trasferirci, qui paghiamo la metà. Senza contare il vantaggio del silenzio e della luminosità». Peccato che tra qualche mese inizieranno a scavare il tunnel dell’Alta velocità. «Non ne parliamo, siamo imbufaliti», scattano i coniugi innamorati dell’ecoefficienza. «Speriamo che ci sia ancora una possibilità di fermare questa inutile follia che ci porterà solo disagi e danni».
Li guarda con aria soddisfatta e riconoscente il costruttore del palazzo Marzio Cacciamani, la sua famiglia è nell’edilizia da due generazioni ma lui è il primo a firmare una casaclima. «Ormai non potrei più utilizzare tecniche diverse da queste», racconta, «anche se qualche anno fa quando abbiamo cominciato questa scelta comportava un aggravio di costi. Questo immobile è anche localizzato in una posizione ottimale, con due lati aderenti ai fabbricati vicini e due liberi, ben esposti al sole». Le facciate di travertino sono composte da lastre ventilate, l’interno è imbottito da un cappotto di un particolare materiale isolante simile al polistirolo prodotto dall’azienda Lape di Empoli, gli infissi sono di legno, con i doppi vetri a bassa emissione e l’intercapedine riempita di gas argon per ridurre la conduttività termica rispetto all’aria disidratata, il parquet e l’intonaco contribuiscono a tener lontano calore e gelo. «Questo risultato si ottiene solo grazie all’eliminazione totale dei ponti termici, ossia tutti quelle “crepe” piccole o grandi da cui può fuggire il calore», dice Cacciamani. «E questo principio vale non solo per l’edificio in sé ma anche per l’area che lo circonda nel raggio di un metro e mezzo.
Gianni però è convinto davvero della scelta. «Per me l’ecoefficienza è una questione culturale prima di tutto», spiega. «Stiamo sempre tutti a parlare di crisi, di nuovi modelli di consumo, di come reinventarsi la vita e poi non si investe sull’unica vera risorsa che è quella delle energie rinnovabili». Sul lastrico assolato del grande terrazzo a tetto si è messo a coltivare un orticello di pomodori. Ovviamente bio, in stile con il resto
della casa.