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Correggio apre una centrale «verde»

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Entro il 2020 il 40% dei consumi del comune sarà coperto da fonti rinnovabili

Fonte: Il Sole 24 Ore – Centronord

Autore: Simone Lupo Bagnacani

Produrre da energia alternativa il 40%
dei consumi entro il 2020: non sono gli obiettivi dell’Ue ma quelli
del comune di Correggio (Reggio Emilia) che il prossi­mo sabato,
inaugurerà Eva, una centrale che sfrutterà soprattutto l’energia
solare e le biomasse per produrre elettricità e calore da destinare
alla rete Enel dal teleriscaldamento. Un primo passo per realizzare
un “distretto energetico” – arricchito da un’altra decina
di micro-centrali a fonte rinnovabile, su tutto il territorio
comunale – capace di produrre ogni anno147 milioni di kilowattora
l’anno.

Eva (Energia valore ambiente) –un
sistema integrato con pannelli fotevoltaici,: pannelli termici per
produrre acqua calda, un’ impianto geotermico, impianti a biomasse e
cogeneratori a olio vegetali e biogas – permetterà di risparmiare
2.500 tonnellate equivalenti di petrolio. Il suo costo è stato di
6,2 milioni, interamente finanziato dalle banche. Il progetto
complessivo ­del “distretto energetico” dovrebbe costare
invece 60 milioni. «La parte redditizia dell’investimento – spiega
Davide Vezzani, il direttore di En.Cor l’azienda del comune per la
realizzazione del piano – è quella legata all’energia elettrica
mentre il teleriscaldamento è un mo­do per recuperare il calore
che verrebbe comunque prodotto e offrire un servizio ai cittadini.
L’investimento si dovrebbe recuperare in circa 15anni».

«Eva – spiega il sindaco di Correggio,
Marzio Iotti – è prima di tutto una centrale di produzione di
energia da fon­ti rinnovabili, ma vuole essere anche un luogo di
conoscenza, sperimentazione, di­vulgazione e sviluppo di tutte le
tecnologie che sul nostro territorio sono realmente attivabili».
Infatti, all’interno della centrale ci sarà anche un’aula
didattica.

Le tecnologie di Eva infatti sono
innovative, ed è già sta­to predisposto lo spazio per testare
le novità del mercato fotovoltaico, dalle celle amor­fe al fIlm
sottile. Sono inoltre presenti tre tecnologie di sfruttamento delle
biomasse, il biogas che viene dai liquami degli allevamenti, la
massificazione della cellulosa prodotta da boschi del Comune e l’olio
vegetale di Jatropha, che viene invece da piantagioni del Senegal
gestite diretta­mente dal comune tramite una società locale.
«Volevamo – puntualizza Mezzani – che i materiali non fossero
sottratti all’alimentazione e il più possibile di recupero: saranno
utilizzate le potature delle vigne, gli scartii degli allevamenti
mentre i boschi so­no a crescita veloce. Per quan­to riguarda
la cooperazione col Senegal questa ha diversi vantaggi: ci permette
di avere olio pulito ed energetico, portare lavoro e reddito in
Africa e contribuire a creare la barriera verde contro l’avanzata del
deserto del Sahara».