È di qualche giorno fa una notizia da brividi. Il mitico Mark Zuckemberg (fondatore di Facebook), fa lavorare i suoi dipendenti a bassa temperatura, convinto che ciò aumenti la produttività. A quanti gradi? Dicono 15. Non è dato sapere se i dipendenti si siano espressi con un “mi piace”, ma sta di fatto che l’IT si distingue per il consistente utilizzo di energia.
Tanta energia, sulla quale vale la pena di risparmiare puntando soprattutto sull’efficienza degli impianti. Se poi l’energia impiegata è generata da fonti rinnovabili, il “mi piace” assume un valore ambientale. Pertanto, i colossi del settore si stanno attrezzando investendo cifre considerevoli in tecnologie che utilizzano biogas, fotovoltaico e biomasse.
Da sottolineare che nei data center la battaglia si gioca tutta sul PUE che sta per Power Usage Effectiveness, ovvero un indice che segnala il rapporto tra quanta energia entra e quanta se ne consuma effettivamente. Ebbene, nei server della Pubblica amministrazione italiana il PUE è mediamente di 2,5 quando nei data center più moderni non supera l’1,20. Ci dà un po’ di speranza, in tempi di spending review, una stima del Politecnico di Milano che indica in 3,7 miliardi di euro il risparmio di energia, in cinque anni, per la PA nazionale qualora si introducessero adeguate tecnologie informatiche, vedi cloud (nuvola).
Potrebbe essere un affare non solo per l’ambiente anche la diffusione di tecniche per contenere i consumi energetici nei data center . Si parla di investimenti nel mondo per 45 miliardi di dollari nel 2016 a fronte dei circa 17 del 2012. Non è poi così male che ogni tanto le nuvole non portino pioggia ma soldi a catinelle.
Potrebbe essere un affare non solo per l’ambiente anche la diffusione di tecniche per contenere i consumi energetici nei data center . Si parla di investimenti nel mondo per 45 miliardi di dollari nel 2016 a fronte dei circa 17 del 2012. Non è poi così male che ogni tanto le nuvole non portino pioggia ma soldi a catinelle.
