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Con il cappotto risparmi del 30%

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L’isolamento termico alleggerisce la bolletta, ma operare su vecchie facciate è complesso
Oltre all’invasivo e costoso intervento esterno all’edificio, è possibile isolare i muri interni o riempire le intercapedini

Fonte: Il Sole 24 Ore

Autore: Dario Aquaro

Riqualificazione dell’edificio, risparmio energetico, miglior comfort e abitabilità. L’isolamento termico delle pareti può avere obiettivi diversi e perciò presupporre diversi tipi di intervento. Parlare genericamente di isolamento può essere utile a inquadrare un ambito di azione "tecnica", ma la scelta del sistema dipende poi da una serie di variabili, non ultima quella relativa alla capacità di spesa. Se ne parlerà a Bari in questi giorni alla Fiera Proenergy+ (vedi articolo sotto). È un fatto che il gergale "cappotto", sistema di isolamento dall’esterno che ha preso piede in Europa negli ultimi trent’anni, sia la soluzione completa e più efficace. Non l’unica, però, e infatti si possono considerare anche le opzioni dell’isolamento dall’interno o nell’intercapedine.
Il cappotto consiste nell’applicare sull’intera superficie verticale dell’edificio pannelli isolanti che vengono poi coperti da un sottile strato protettivo, realizzato con particolari intonaci. Isola quindi in modo continuo e uniforme ed è particolarmente indicato nel ripristino delle superfici: rimedia al degrado degli edifici perché coniuga in un’unica fase l’isolamento e la finitura. A conti fatti sebbene oscillino in funzione della zona climatica e della classe energetica di partenza, i risparmi sono evidenti, con una riduzione dei consumi di circa il 25-30 per cento.
«Ma a fronte di un ingente esborso per la messa in opera, legato anche alla necessità di servirsi di un ponteggio – spiega Riccardo Caliari, consulente tecnico della rete Domotecnica –. Si tratta di un intervento consigliato a chi intende riqualificare l’edificio anche da un punto di vista estetico, perché si lavora anche sulla componente architettonica. Richiede dunque un certo impegno economico, con un costo medio di installazione, che include materiale, ponteggio e manodopera – di 45-50 euro al metro quadrato». Senza considerare gli incentivi fiscali dei bonus ristrutturazioni e risparmio energetico (vedi la Guida nelle pagine successive). Per "rivestire" una villetta di 100 mq (in pianta), a un piano, si deve insomma mettere in conto una spesa di circa 7-8mila euro. «Rapportando il costo medio a un intervento del genere su una struttura condominiale – commenta Caliari – si può comprendere perché in pratica i cappotti siano spesso frenati da condomini restii a investire cifre pesanti per la riqualificazione». In quel caso, i proprietari che intendono comunque agire per isolare il loro singolo appartamento devono per forza ricorrere a un intervento dall’interno, meno impegnativo e costoso, ma anche meno efficace.
In che consiste? «Nell’applicare uno strato isolante sulla superficie calda di un ambiente. Un’opera indicata quando ci sono problemi di natura igrometrica, cioè presenza di umidità e muffe sulle pareti, o si cerca un più rapido riscaldamento dell’abitazione». In generale, a vantaggio di questo sistema ci sono la rapidità della messa in opera, la conservazione delle caratteristiche architettoniche (specie quando ci sono facciate di pregio) e l’esborso ridotto rispetto all’opera di "cappotto", con un costo medio di installazione intorno ai 25-30 euro al metro quadrato. Per la stessa villetta di 100 mq il costo di un’operazione di rivestimento interno si aggirerebbe quindi sui 3.600 euro. Mentre per un intervento su due pareti di una stanza d’appartamento, su un totale di 30mq, la spesa sarebbe inferiore ai mille euro. Restano però dei limiti. «Questo tipo di isolamento – afferma l’ingegner Caliari – riduce la superficie calpestabile: la misura varia in base alle condizioni di partenza dell’edificio, ma lo spessore dei pannelli può essere intorno ai 10 centimetri.
Soprattutto, però, non si eliminano del tutto i ponti termici, ovvero i punti di discontinuità (travi, davanzali delle finestre) responsabili di buona parte delle dispersioni. Si modificano le condizioni termo-igrometriche della muratura, perché in inverno le pareti non ricevono più il calore che proviene dall’interno e diventano "fredde". E non si garantisce l’eliminazione di eventuali muffe o macchie: se non si interviene in maniera omogenea, queste si concentrano di conseguenza nelle parti meno efficienti».

Un terzo tipo di intervento, non sempre possibile, riguarda infine l’insufflaggio di materiale isolante nell’intercapedine. «Si praticano dei piccoli fori sul muro (richiusi a fine lavoro) per inserire il materiale nella cassa vuota: la pressione della macchina insufflatrice consente di rendere il materiale isolante compatto e stabile all’interno della muratura». Rispetto ai due precedenti, l’intervento è assai più conveniente, perché il costo medio di installazione è sui 10-15 euro al metro quadrato. E se è vero che in questo modo non si riduce la superficie interna, anche qui l’intervento può non risolvere i ponti termici. «C’è inoltre un problema di fattibilità tecnica, perché ci dev’essere naturalmente una parete con intercapedine: un sistema di costruzione usato soprattutto negli anni 70. A ogni modo, quando possibile – aggiunge Caliari – è da preferire all’isolamento interno, ma assicurandosi che l’insufflaggio avvenga in maniera omogenea, verificando con una successiva termografia. Con questo intervento, rapido e poco invasivo, si può arrivare a ottenere un taglio ai consumi anche del 10%, ma, così come per l’isolamento interno, il guadagno è soprattutto nel maggior comfort dell’abitazione».