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Comuni rinnovabili: la forza dei territori

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Il dossier di Legambiente fotografa un sistema di generazione sempre più distribuito con oltre 600mila impianti di grande e piccola taglia, termici ed elettrici, articolato in un mix di produzione da fonti differenti, diffusi nel 98% dei Comuni italiani, da nord a sud, dalle aree interne ai grandi centri.

Fonte: Rinnovabili & Territorio

Autore: Redazione

In Italia sono oltre 600mila gli impianti da fonti rinnovabili, che compongono un articolato sistema di generazione sempre più distribuita e che nel 2012 ha garantito il 28,2 % dei consumi elettrici e il 13% di quelli complessivi del nostro Paese. Dal 2000 ad oggi sono stati prodotti con le fonti rinnovabili (in aggiunta all’idroelettrico e al geotermico) 47,4 TWh di energia elettrica. Il 98% (7.970 in numeri assoluti) dei Comuni italiani ha almeno un impianto di piccola o grande taglia alimentato da fonti rinnovabili e in 2400 con le rinnovabili si produce più energia elettrica di quanta ne consumino le famiglie residenti.

Questi i dati che emergono dal Rapporto Comuni Rinnovabili di Legambiente realizzato con il contributo di GSE e di Sorgenia.

«Le fonti rinnovabili -ha dichiarato Edoardo Zanchini, vicepresidente e responsabile energia di Legambiente- stanno ridisegnando lo scenario energetico del nostro Paese, con risultati impensabili solo pochi anni fa in termini di diffusione e produzione a dimostrare come gli impianti sono sempre più affidabili e competitivi. In un periodo di crisi, possiamo dire che almeno da qui arrivano buone notizie con un bilancio energetico italiano che dipende meno dall’estero e diventa più pulito e moderno, avvicinando la produzione alla domanda di energia di famiglie e imprese. Al nuovo governo chiediamo di intervenire subito per offrire una prospettiva di sviluppo duratura a un settore che può essere il traino per la crescita economica e la creazione di lavoro».
Molti i vantaggi prodotti da questo cambiamento: la crescita della produzione rinnovabile ha permesso di sostituire quella da impianti termoelettrici (ossia quelli più inquinanti e che emettono gas serra), calata di 61 TWh tra il 2007 e il 2012; su questo ha sicuramente influito anche la crisi economica in atto ma il dato è comunque significativo.

Sono diminuite le importazioni di petrolio e di gas come combustibile delle centrali elettriche e le emissioni di CO2, con vantaggi per il clima ed un saldo positivo dal lato economico perché l’Italia ha recuperato così larga parte del debito per il mancato rispetto degli obiettivi di Kyoto.

E’ diminuito anche il costo dell’energia nel mercato elettrico, perché la produzione degli impianti da fonti rinnovabili (e in particolare di quelli fotovoltaici che producono energia di giorno, al picco della domanda) permette di tagliare fuori l’offerta delle centrali più costose. Positivo anche il saldo occupazionale con una crescita degli occupati nel settore, che a inizio 2012, prima dei decreti Passera, erano stimati complessivamente in 120mila nuovi posti di lavoro, che potrebbero diventare 250mila entro il 2020 nel settore delle rinnovabili e 600mila nel comparto dell’efficienza e della riqualificazione energetica in edilizia.

Legambiente indica nel suo rapporto anche gli interventi indispensabili per costruire un nuovo scenario energetico. Le indicazioni dell’associazione ambientalista individuano la necessità di puntare su una generazione sempre più distribuita ed efficiente, dove si premia l’autoproduzione di energia elettrica e termica da fonti rinnovabili, il risparmio nei consumi, la gestione innovativa e lo scambio con la rete di distribuzione, come avviene in Germania.

Una direzione di marcia che renderebbe possibile ridurre la spesa energetica nelle città e nei condomini, inducendo investimenti nelle imprese piccole e grandi, creando così nuovo lavoro. Per rendere possibile questa prospettiva, Legambiente ritiene necessario intervenire su quattro ambiti principali:

  1. semplificare le regole per l’approvazione dei progetti da fonti rinnovabili, perché l’incertezza delle procedure rappresenta una fortissima barriera alla diffusione degli impianti, sia domestici sia di grande taglia;
  2. creare investimenti nelle reti di Terna, per non fermare i progetti da fonti rinnovabili, e fornire garanzie precise per la diffusione delle Smart grid;
  3. certezze e nuove idee per incentivare gli impianti da fonti rinnovabili, in modo da accompagnare le diverse tecnologie verso una prospettiva di grid parity rispetto all’energia prodotta da centrali termoelettriche;
  4. introdurre un sistema trasparente degli incentivi come quello tedesco, che garantisce riduzioni progressive e certezze per gli investimenti, da finanziare attraverso una carbon tax sulla base delle emissioni prodotte dagli impianti termoelettrici, in modo da premiare le più efficienti centrali a gas rispetto a quelle a carbone.

Infine occorre spingere sull’innovazione: per la produzione, rendendo possibile la gestione di reti private e la vendita diretta dell’energia prodotta da fonti rinnovabili; per l’efficienza energetica nel settore edilizio, per aiutare le famiglie a ridurre le bollette e a portare verso la Classe A di certificazione energetica case, condomini, uffici.

Scarica il rapporto