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Centrale geotermica di Triana: a che punto siamo?

Il movimento GeotermiaSì sottolinea l’importanza di una «valutazione collegiale e articolata nei territori» attraverso tavoli di concertazione

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Il progetto di costruzione della centrale geotermoelettrica Triana, proposto da Enel Green Power, sta attraversando il procedimento volto al rilascio del provvedimento autorizzatorio unico regionale, comprendente la Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA): si tratta di un progetto compreso nella concessione di coltivazione per fluidi geotermici denominata “Roccalbegna”, le cui opere sarebbero da realizzarsi nel Comune omonimo, mentre il limitrofo comune di Santa Fiora sarebbe parzialmente interessato dal tracciato delle opere a rete, anche se attualmente non c’è condivisione sul territorio sulla localizzazione per l’insediamento di una nuova centrale geotermoelettrica.

A tale proposito il movimento GeotermiaSì osserva la mancanza di «un coinvolgimento preventivo e una valutazione collegiale e articolata nei territori: solo partendo da un’analisi trasparente rispetto alla localizzazione di quell’impianto, si possono evitare contrapposizioni inutili che creano un contrasto molto probabilmente indesiderato da entrambe le parti».

Posto che «è importante che vi sia condivisione d’intenti tra i territori e che vengano coinvolti i cittadini nella decisione», per GeotermiaSì gli attuali contrasti «sono sicuramente superabili attraverso dei tavoli di concertazione, che auspichiamo siano convocati prima possibile per trovare la collocazione adeguata al nuovo impianto di Roccalbegna».

Nel dettaglio, è utile osservare la documentazione attualmente disponibile – quella inviata in Regione Toscana da Enel Green Power per la Valutazione d’Impatto Ambientale –, per capire meglio le caratteristiche dell’impianto: il progetto proposto prevede la realizzazione di una centrale geotermoelettrica a condensazione della potenza nominale di 20 MW elettrici e dei relativi interventi minerari necessari a garantirne funzionamento: tale impianto permetterebbe di produrre energia elettrica pari a 150 GWhe/anno, con il rilascio in atmosfera di «circa 80.000 t/anno» di CO2 – non frutto di combustione, ma prodotta naturalmente nel sottosuolo –, mentre «la produzione della stessa quantità di energia da una centrale alimentata da combustibili fossili in alternativa a Triana comporterebbe l’emissione di circa 90.000 o 138.000 t/anno di CO2, a seconda del combustibile impiegato».

Per quanto riguarda invece l’abbattimento delle emissioni di idrogeno solforato e mercurio, con l’eventuale realizzazione della centrale di Triana per Enel Green Power andrebbe a configurarsi un «miglioramento ambientale complessivo dell’area vasta di riferimento», dato che a valle dell’impianto verrebbe realizzato un doppio impianto AMIS da collegarsi agli altri presenti sul territorio: i nuovi impianti di abbattimento del mercurio e dell’idrogeno solforato sarebbero infatti «connessi alle esistenti centrali di Bagnore 3 e Bagnore 4, in modo da consentirne il trattamento dei gas provenienti durante il fuori servizio dei propri impianti di abbattimento, aumentando le rispettive disponibilità dall’attuale 95% al 98%».