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Castiglione delle Stiviere: prosegue lo studio della risorsa sotterranea per il progetto di centrale geotermica

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La società proponente, la bresciana Garda Uno, ha individuato l’area dove sarà realizzato il pozzo-pilota in una zona a nord di Castiglione, nel Comune di Desenzano del Garda.

Fonte: GeotermiaNews

Autore: Redazione

Nel 2012 Garda Uno, che ha sede a Polpenazze, nel Bresciano ed è partner della castiglionese Biociclo, ha ottenuto dal Ministero dello Sviluppo Economico il permesso di ricerca al fine di individuare fonti geotermiche in una vasta area, 115 chilometri quadrati, che va dal Bresciano al Mantovano, in particolare Castiglione delle Stiviere e Monzambano.

In questo territorio l’attività termale della vicina Sirmione testimonia la presenza di una risorsa geotermica ma ciò che la Garda Uno deve stabilire è se questa possa essere utilizzata a fini produttivi.
La caratterizzazione del serbatoio sotterraneo, infatti permetterà di stabilire se il fluido goetermico ivi contenuto sia o meno adatto alla produzione industriale di energia elettrica.
In quel caso, attraverso apposite perforazioni verrebbe convogliato in superficie e inviato a gruppi turbina che consentirebbero la produzione di energia elettrica da fonte geotermica.
La prima fase del progetto di Garda Uno si è incentrata sullo studio della documentazione disponibile, ed in particolare sull’analisi dei pozzi con profondità superiore ai 200 metri. «L’analisi che abbiamo compiuto –spiega Massimiliano Faini, dirigente del settore ecologia di Garda Uno– ci ha portato ad individuare l’area nella quale sarà realizzato il pozzo pilota, che concretamente poi ci porterà a passare alla fase finale del progetto».
Lo studio eseguito sulle stratigrafie del sottosuolo ha confermato l’esistenza di una grande sacca sotterranea, un serbatoio geotermico che si estende sotto le Colline Moreniche e fin nella pianura mantovana, alimentando a sud, ad esempio, l’azienda Settefrati di Rodigo ed il centro termale Airone, e a nord le terme di Sirmione.
Da quanto emerso, si tratterebbe di una sorta di piano inclinato, più vicino alla superficie in corrispondenza del lago di Garda e più profondo nella pianura Mantovana. A Rodigo, infatti, l’acqua calda a 60 gradi sgorga da un pozzo profondo 5mila metri, scavato dall’Eni nel 1975 durante le fasi di ricerca di sacche metanifere e petrolifere risultato infruttuoso per gli idrocarburi.
Individuata l’area, la “fase due” prevede di restringere il campo di ricerca attraverso delle prove sismiche superficiali, la cui eco servirà per avere conoscenze ancora più dettagliata del sottosuolo.
A quel punto si potrà realizzare il pozzo di prova, a 800 metri di profondità.
«Il problema –spiega Faini– ora è di carattere economico. La Regione Lombardia ha cancellato le sovvenzioni che erano state varate dalla precedente amministrazione regionale. Un pozzo pilota costa all’incirca 200mila euro e quindi stiamo attendendo di reperire le risorse per poter procedere».
L’intervento, secondo il piano economico già delineato, avrebbe la migliore efficacia se l’acqua sufficientemente calda venisse trovata entro i 600 metri di profondità. In ogni caso, se la prospezione non dovesse dare l’esito atteso e se l’acqua avrà caratteristiche presenti in altre sorgenti vicine, c’è sempre la possibilità di sfruttare il pozzo pilota per un utilizzo termale.