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Carbfix raddoppia: in Islanda nascono nuovi orizzonti per lo stoccaggio della CO2 geotermica

Edda Sif Pind Aradóttir: «Ad oggi abbiamo iniettato oltre 65.000 tonnellate di CO2 e 35.000 tonnellate di H2S nel sottosuolo senza influenzare negativamente le prestazioni della centrale elettrica di Hellisheidi»

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Edda Sif Pind Aradóttir: «Ad oggi abbiamo iniettato oltre 65.000 tonnellate di CO2 e 35.000 tonnellate di H2S nel sottosuolo senza influenzare negativamente le prestazioni della centrale elettrica di Hellisheidi»


La CO2 emessa dalle centrali geotermiche è di origine naturale: non è il risultato di una combustione, ma deriva da processi che avvengono autonomamente nel sottosuolo. Indipendentemente dalla centrali, in Toscana ad esempio i campi geotermici italiani sono caratterizzati da emissioni naturali di CO2 dal suolo derivanti dal profondo a causa della decomposizione di rocce carbonatiche (fenomeno prevalente nella zona tradizionale Larderello-Lago-Radicondoli) o di origine magmatica (fenomeno prevalente nell’area Amiata).

Poiché tali emissioni fanno parte di processi naturali, la CO2 prodotta dalle centrali geotermoelettriche si reputa dunque compensata da una riduzione delle emissioni naturali da siti geotermici, e non a caso anche l’IPCC la massima autorità scientifica internazionale in fatto di cambiamenti climatici – considera la geotermia una fonte rinnovabile utile per contrastare la crisi climatica in corso.

Ciò non toglie che la CO2, che sia di origine naturale o meno, una volta in atmosfera provochi un effetto serra: da qui l’utilità di tecnologie in grado di limitarne l’impatto, per rendere ancora più sostenibile lo sviluppo della coltivazione geotermica.

Per farlo ci sono più opzioni sul tavolo, come nel caso della tecnologia Carbfix nata in Islanda da un progetto finanziato dall’UE, che adesso sta attraversando una nuova fase di ricerca e sviluppo come informa il bollettino scientifico dell’UE CORDIS.

«Il metodo di stoccaggio del carbonio di Carbfix converte la CO2 iniettata all’interno di rocce contenenti carbonato stabile in modo sicuro ed efficiente. Sulla scia del proprio successo, il progetto Carbfix2, finanziato dall’Ue, ha concepito una catena di cattura e stoccaggio del carbonio (Ccs, Carbon capture and storage) completa e sostenibile a livello economico, combinata a un trasporto transfrontaliero del carbonio in tutta Europa», spiegano da CORDIS.

Come il suo predecessore, Carbfix2 continua a ottimizzare la cattura della CO2 presso la centrale geotermica islandaese Hellisheidi: attualmente vengono catturate, iniettate e mineralizzate il 33% delle emissioni di CO2 e il 75% delle emissioni di idrogeno solforato (H2S) generate dalla centrale.

«Ad oggi, abbiamo iniettato oltre 65.000 tonnellate di CO2 e 35.000 tonnellate di H2S nel sottosuolo senza influenzare negativamente le prestazioni della centrale elettrica. Abbiamo dimostrato il funzionamento a lungo termine di un sistema di iniezione che non produce perdite», commenta la coordinatrice del progetto Edda Sif Pind Aradóttir.

Il prossimo step sarà il salto a scala industriale del progetto Carbfix2, incrementando ulteriormente l’efficienza di cattura della CO2 e dell’H2S presso la vicina centrale geotermolettrica Nesjavellir, in modo da esplorarne pienamente potenzialità e criticità: nel frattempo il metodo di Carbfix è stato accettato dal Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite come tecnica alternativa di CCS (Carbon Capure and Storage, ndr).

Anche dal punto di vista della sostenibilità economica si stanno registrando progressi, dato che i costi associati alla catena del valore della tecnologia di CCS implementata da Carbfix a Hellisheidi ammontano all’incirca a 20 euro per tonnellata, meno della metà del prezzo relativo alle scambio di quote di emissioni sul corrispettivo mercato dell’UE (EU ETS).

«Sfruttando i risultati ottenuti da Carbfix2, abbiamo in programma un progetto dimostrativo da svolgere nel 2022 allo scopo di co-iniettare la CO2 e l’acqua marina in una formazione rocciosa di basalto situata in Islanda», aggiunge Aradóttir.

In tal modo, sintetizzano da CORDIS, sarà possibile acquisire l’esperienza necessaria per effettuare le operazioni in mare aperto.

Sulla base di una combinazione di successo della tecnologia per la cattura diretta dell’aria di Climework e del metodo di stoccaggio minerale della CO2 sviluppato da Carbfix alla centrale Hellisheidi, la collaborazione sta attualmente incrementando la propria capacità da 50 a 4000 tonnellate all’anno grazie alla costruzione dell’impianto Orca: una struttura che si configura come il primo impianto commerciale al mondo che si avvale delle tecnologie di cattura diretta dell’aria e di stoccaggio minerale della CO2, e che dovrebbe entrare in operatività nel corso di quest’estate.