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Cambiamenti climatici: anche gli agricoltori sono chiamati a fare la loro parte

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La Confederazione Italiana degli Agricoltori (CIA) è chiara: la buona agricoltura mitiga l’effetto serra e contribuisce allo sviluppo delle rinnovabili

Fonte: Rinnovabili&Territorio

Autore: Redazione

Come ha ricordato il fondatore di Slow Food Carlo Petrini, l’agricoltura è insieme vittima e carnefice nell’annosa questione del cambiamento climatico. È vittima in quanto ogni aumento di un grado della temperatura media determina uno spostamento delle coltivazioni di 150 chilometri verso il nord geografico e di 150 metri più in alto. Questo slittamento vuol dire perdita di prodotti in aree tipiche, distruzione di zone rurali, impoverimento di intere comunità e conseguente migrazione delle popolazioni che non riescono più a vivere dove vivevano un tempo. Nello stesso tempo l’agricoltura, per come si è andata configurando negli ultimi cinquant’anni, si è evoluta seguendo quelli che sono stati i canoni e le caratteristiche dell’economia mondiale, divenendo sempre più simile ad una vera e propria industria tesa alla massimizzazione del profitto e della produzione e sempre meno attenta ai criteri di sostenibilità paesaggistica ed ambientale. 

I dati, a questo proposito, parlano chiaro: l’agricoltura intensiva -insieme all’allevamento industriale- è responsabile del 70% del consumo di risorse idriche, mentre la sola zootecnia produce il 14% delle emissioni di gas serra.

Un trend che, tuttavia, a giudicare dagli ultimi dati, almneo in Italia sembra voler cambiare verso. In Italia, nel 2013, le emissioni totali di gas serra, espresse in CO2 equivalente, sono diminuite del 6.7% rispetto all’anno precedente e del 16.1% rispetto all’anno base (1990) mentre, i dati preliminari 2014 mostrano ancora un’ulteriore flessione rispetto al 2013, con un livello emissivo totale pari a 417 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. E’ quanto rende noto l’ISPRA, che, come ogni anno, ha realizzato l’inventario nazionale delle emissioni in atmosfera dei gas serra per l’anno 2013, nell’ambito della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite (UNFCCC) e del protocollo di Kyoto.

In effetti la “buona” agricoltura è quella che mitiga l’effetto serra, produce energie rinnovabili e ha un ruolo fondamentale nell’assorbimento di anidride carbonica. Per questo la Conferenza di Parigi deve valorizzare queste funzioni del settore primario, che sono indispensabili oggi e ancora di più domani. Lo afferma la Cia-Agricoltori Italiani nel giorno dell’apertura ufficiale di COP21, dopo aver partecipato ieri a Roma alla Marcia mondiale per il Clima, per chiedere interventi contro il cambiamento climatico insieme alle altre 130 organizzazioni riunite nella Coalizione italiana per il Clima.   Le tecniche agricole sostenibili garantiscono produttività duratura, accrescono la fertilità dei suoli, salvaguardano la biodiversità, modellano il territorio e il paesaggio. Accrescere il tasso di sostanza organica nel terreno rappresenta il più importante sistema di assorbimento di carbonio sul nostro pianeta -spiega la CIA-. Il settore agricolo vuole contribuire efficacemente alla mitigazione con il miglioramento delle attività zootecniche, lo stoccaggio di carbonio nel suolo e nella vegetazione, lo sviluppo del metodo biologico e di pratiche sostenibili. A Parigi è fondamentale valorizzare il ruolo attivo che i terreni agricoli, i pascoli e i boschi svolgono nell’assorbimento della CO2.

Ma l’agricoltura è anche un grande produttore di energie rinnovabili -osserva la CIA-. Quasi il 50% della produzione di energia "verde", secondo la Strategia Energetica Nazionale, deve provenire da biomasse. C’è ancora molto da fare, ma il percorso è ormai tracciato. Il futuro è nei piccoli impianti collegati alle imprese agricole, zootecniche e forestali. Infine va detto che l’agricoltura è storicamente orientata al riuso/circolarità delle risorse. Occorre valorizzare tutti i sottoprodotti del sistema agroalimentare creando delle vere e proprie filiere per il loro riuso, conclude la CIA.