In Europa si produce più energia di quella necessaria. E questo i mercati finanziari lo sanno bene. Tanto è vero che le performance delle principali utilities nell’ultimo anno sono da dimenticare (-24% Edf, -14% Enel, -24% Iberdrola, – 12% Endesa). A differenza del settore oil&gas che, invece, continua a riscuotere consensi (si veda la tabella in pagina).
Ma anche i player del settore dell’energia alternativa e rinnovabile, tranne in qualche caso, stanno per archiviare un anno difficile. La crisi economica in Europa ha ridotto ulteriormente la domanda di energia che aveva già raggiunto livelli di saturazione.
«La domanda ha toccato il picco nel 2008 – spiega Alberto Gandolfi, analista di Ubs – poi da allora è scesa. A incidere sui margini delle principali utilities (più bassi che in passato) c’è stato il combinato effetto di una minor domanda, di un minor utilizzo delle centrali e della cannibalizzazione arrivata dal settore delle rinnovabili. A questo si aggiunga il fatto che è un settore facilmente attaccabile dai governi e, soprattutto nell’Europa del sud, caratterizzato da società con un indebitamento molto alto».
«Il mercato dell’elettricità a livello globale si riprenderà – spiega David Freschi di Ing I.M. – ed è più un discorso del quando piuttosto che del se. Nel lungo, la capacità di imporre i prezzi sembra solida. Nel breve, invece, i prezzi contenuti del gas hanno un impatto negativo sul pricing power, mentre la domanda resta debole». Secondo l’esperto, a livello di investimento, il settore non è tra quelli più gettonati, ma è sicuramente a buon mercato e offre opportunità nel lungo periodo. Rispetto al contesto globale, le utilities europee sono quelle nella situazione più difficile. «I bilanci sono al limite – aggiunge – e questo ha portato a numerosi tagli nei dividendi. Questo spiega perché negli ultimi anni le utilities europee, eccetto la scelta più difensiva di quelle nel Regno Unito, hanno sottoperformato. I titoli di molte società sono sui minimi e alcune hanno un buon valore. Ma il processo di ripresa sarà lento e guidato dall’andamento dell’economia». Secondo alcuni analisti, ad esempio, la valutazione di Enel attualmente è molto a sconto e il titolo è attraente. Pesa il forte indebitamento e una struttura societaria che andrebbe semplificata, ma con un adeguato programma di ristrutturazione e dismissioni i molti "nei" possono essere sanati.
Anche il segmento delle energie rinnovabili resta sotto pressione e difficile sia per le imprese sia per gli investitori. I segmenti dell’energia solare ed eolica stanno affrontando un eccesso di offerta e una pressione sui prezzi. «Ristrutturazioni e riduzione di capacità produttiva sono necessare per affrontare l’attuale contesto macro – suggerisce Laurent Milliat di Dexia A.M. –. L’unica isola felice in questo mediocre contesto è quella degli sviluppatori di energie rinnovabili e degli operatori come, ad esempio, i parchi eolici, che beneficiano di minori costi di investimento a seguito del calo dei prezzi delle turbine eoliche e dei pannelli solari». In questo segmento, il gestore predilige Enel Green Power, nonostante la sua esposizione alle modifiche normative in Spagna ed i rischi del ribasso dei prezzi energetici in Italia. «Il prezzo delle azioni di EGP dovrebbe rimbalzare dai minimi in quanto non è stata ancora apprezzata la sua diversificazione – aggiunge Milliat – la sua solidità patrimoniale e la sua capacità di autofinanziare gli investimenti in interessanti mercati emergenti».
In Italia l’altra azienda alla quale guardare è, secondo Intermonte, TerniEnergia sulla quale gli analisti hanno un giudizio di outperformer e un prezzo target di 2,80. La società nel 2013 beneficierà del nuovo riposizionamento e dei programmi di internazionalizzazione che ha in atto. Si tratta di una green company integrata, attiva, oltre che nella realizzazione di impianti fotovoltaici, in quella per impianti per lo smaltimento di rifiuti industriali e speciali, di efficienza energetica e nel settore delle biomasse. Un unicum non solo a livello italiano ma europeo. E se in Europa si produce più energia di quella necessaria, al contrario in Romania, sud Africa, Polonia e India non è così. Mercati obiettivo per la società umbra.