Home Cosvig Assist a favore della carbon tax

Assist a favore della carbon tax

364
0
CONDIVIDI

Il basso livello dei prezzi consente di rendere più care le emissioni di CO2

Fonte: Il Sole 24 Ore

Autore:

Il brusco crollo del prezzo del greggio ha conquistato titoli in prima pagina in tutto il mondo dalla fine di giugno – e sta dando adito a molteplici spiegazioni contraddittorie. Alcuni attribuiscono il crollo in buona parte alle aspettative in ribasso della crescita globale. Altri si concentrano sull’espansione della produzione di petrolio e di gas da parte dell’America. Altri ancora sospettano un tacito accordo tra Arabia Saudita e Stati Uniti finalizzato, tra altre cose, a indebolire avversari politici come Russia e Iran.
A prescindere dalla causa della caduta del prezzo del petrolio – che probabilmente va individuata in una delle possibili combinazioni di questi fattori – le conseguenze sono le medesime. Certo, anche se prezzi petroliferi più bassi potrebbero dare un forte incentivo alla crescita globale nel suo complesso – come ha osservato Christine Lagarde, direttrice generale del Fondo monetario internazionale –, facendo guadagnare per lo più le economie avanzate che importano petrolio, l’impatto sugli sforzi intrapresi per combattere il cambiamento del clima potrebbe avere effetti devastanti.
In verità, un calo prolungato dei prezzi del petrolio non solo renderebbe meno competitive le fonti di energia rinnovabile adesso, ma oltre a ciò ne pregiudicherebbe la competitività futura scoraggiando la ricerca e gli investimenti. In linea generale, ridurrebbe gli incentivi di consumatori, aziende e governi a perseguire e adottare pratiche di maggiore efficienza energetica.
Anche se rimanessimo nella nostra attuale traiettoria, impedire alle temperature di aumentare di più di 2 gradi Celsius rispetto ai loro livelli pre-industriali – la soglia critica oltre la quale si innescherebbero le conseguenze più devastanti del cambiamento del clima – sarebbe pressoché impossibile. Come ha ribadito l’ultimo rapporto del Pannello intergovernativo sul cambiamento del clima, non possiamo proprio permetterci di rallentare o desistere da tale obbiettivo.
Naturalmente, la climatologia non è una scienza esatta, ma ragiona in termini di probabilità. Tuttavia, nemmeno stime approssimate possono implicare che il rischio sia meno grave. I leader del mondo sempre più sembrano consapevoli di questo dato di fatto, come è stato riconosciuto anche al convegno sul cambiamento del clima di Lima in Peru, conclusosi da poco. Continuano però a fare affidamento su obblighi non vincolanti, e lasciano che il mondo rimanga in una traiettoria climatica pericolosa.
Un brusco calo dei prezzi petroliferi, tuttavia, offre una rara opportunità politica per introdurre un prezzo più alto per le emissioni di anidride carbonica. Dopo tutto, una delle tesi più decisive addotte contro l’introduzione di una “carbon tax” era che avrebbe reso l’energia più costosa. Nemmeno garantire che i proventi di una simile imposta sarebbero stati adoperati per rifinanziare i contribuenti si è rivelato un orientamento adeguato a vincere le resistenze politiche e avere la meglio, soprattutto negli Stati Uniti.
Con i prezzi petroliferi in calo che ormai esercitano pressioni al ribasso sui suoi sostituti, però, si potrebbe introdurre una carbon tax senza dover necessariamente aumentare il prezzo dell’energia pagato dai consumatori. I policy maker dovrebbero semplicemente essere disposti a sacrificare alcuni degli effetti stimolo a breve termine prodotti da un’energia più economica. Infatti, con prezzi sufficientemente bassi, i consumatori potrebbero in ogni caso continuare a beneficiare dei più bassi costi energetici, seppure in misura inferiore a quanto avviene adesso.
Resta da decidere in che modo strutturare questo schema di pagamento per le emissioni di anidride carbonica. Un sistema sarebbe quello di introdurre prezzi flessibili, collegati al prezzo del petrolio. Per esempio, ogni volta che il prezzo del petrolio al barile scende di cinque dollari, la carbon tax potrebbe essere aumentata di uno specifico importo. Per ogni aumento di cinque dollari del prezzo del barile, la tassa potrebbe al contrario essere ridotta, per esempio per un importo pari ai due terzi di quella cifra.
In questo modo, il costo delle emissioni di anidride carbonica aumenterebbe col passare del tempo – e questo sarebbe l’esito ottimale, secondo i modelli di crescita che tengono conto dei vincoli climatici. Al tempo stesso, questo sistema mitigherebbe gli effetti sui consumatori dell’instabilità dei prezzi del petrolio, stabilizzando maggiormente la loro spesa energetica. Infine, e forse più importante, un simile approccio sarebbe più attraente dal punto di vista politico rispetto all’introduzione di una carbon tax fissa, specialmente qualora questa fosse introdotta in un periodo di forte calo dei prezzi petroliferi.
In sintesi, i leader internazionali devono saper sfruttare i prezzi in caduta del petrolio e spingersi oltre l’idea di far pagare indirettamente le emissioni di anidride carbonica – facendo pagare di più le sostanze che la producono – e devono arrivare a mettere a punto una carbon tax vera e propria che possa immettere il mondo in una traiettoria di crescita più sostenibile. Il punto fondamentale è che, per avere un impatto reale, i parametri di imposizione dei prezzi sulle emissioni di anidride carbonica dovrebbero essere introdotti in tutte le economie più importanti.
Naturalmente, tenuto conto della moltitudine di imposte, tariffe e sussidi esistenti su vari prodotti energetici nei vari paesi, occorrerebbe tempo prima di raggiungere l’obbiettivo di allineare il costo effettivo dell’anidride carbonica con il suo livello economicamente più efficiente. In ogni caso, introdurre nelle economie più importanti una carbon tax moderata e flessibile sarebbe un primo passo avanti importante.
Oggi il panorama dei prezzi petroliferi in caduta permette alla comunità internazionale di compiere quel passo avanti. Dovrebbe essere modesto, così da essere politicamente fattibile. Dovrebbe essere flessibile, così da contribuire a stabilizzare i prezzi. E dovrebbe aumentare col passare del tempo, per indirizzare l’economia globale verso una strada più sostenibile. Ciò che conta più di qualsiasi altra cosa, comunque, è che dovrebbe concretizzarsi subito. Dopo tutto, questa finestra di opportunità non resterà aperta molto a lungo.