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Amiata: «Stato di crisi: si risolve con la geotermia»

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Aziende chiuse, occupazione al minimo: Rossi annuncia un Progetto Amiata che ha per leva la collaborazione con Enel

Fonte: Il Tirreno, Cronaca di Grosseto

Autore: Fiora Bonelli

«È l’ora di un nuovo Progetto Amiata». La Regione Toscana ha in animo di farlo partire sviluppando la risorsa geotermica, non prima, però, di decretare per la montagna al confine tra Grosseto e Siena lo stato di crisi. Dopo quello messo in piedi negli anni Ottanta, con la chiusura delle miniere, la situazione appare deteriorata e per Firenze è tempo di una urgente scossa all’Amiata, in crisi piena, dopo la chiusura di decine di aziende storiche. La missione post Floramiata. Così, invocando qualche sbocco per Floramiata, dichiarata fallita ad ottobre, un serbatoio di lavoro di circa 200 persone, i sindaci di Abbadia San Salvatore, Castell’Azzara, Castiglione d’Orcia, Santa Fiora, Piancastagnaio e Radicofani sono stati ricevuti dal presidente Enrico Rossi. A lui, al consigliere Gianfranco Simoncini e agli assessori all’ambiente Federica Fratoni e all’agricoltura Marco Remaschi, hanno descritto la grave situazione del mondo produttivo e la perdita incontenibile di posti di lavoro. Tante aziende in crisi. «È una catastrofe – spiega Fosco Fortunati sindaco di Castell’Azzara – che solo la Regione e altri interlocutori possono aiutare a risolvere. Nessuna soluzione per Floramiata, al momento, aziende a gogò chiuse in Val di Paglia, viabilità indescrivibile col ponte sulla Cassia inservibile, il Cipressino in alto mare, i costi dei trasporti alle stelle. E poi il dramma occupazionale e la gente che non ce la fa a mangiare. Abbiamo chiesto interventi subito, pena la chiusura della montagna». Chiesto lo stato di crisi. Anche Federico Balocchi, sindaco di Santa Fiora, tiene a sottolineare che «Floramiata è l’ultimo anello della crisi che colpisce soprattutto i paesi dell’area ex mineraria». Da Floramiata a Rivart a Amiata marmi: «È un bollettino di guerra», dice. Da qui l’appello a Rossi. «Abbiamo chiesto che ci fosse riconosciuto lo stato di crisi che potrà favorire misure che stimolino economia e sopravvivenza di chi non ha lavoro», dice. Le misure anticrisi. Ma cosa può risollevare la situazione? «La situazione attuale – commenta Luigi Vagaggini sindaco di Piancastagnaio – richiede un intervento regionale paragonabile al Progetto Amiata che fu messo in atto dallo Stato al momento della chiusura delle miniere; sono necessari interventi decisi e investimenti importanti. Il presidente Rossi ha condiviso le preoccupazioni dei sindaci, annunciando che a brevissimo di pronuncerà dichiarando lo stato di crisi dell’area». Tra le misure che questo permetterà ci saranno la possibilità di avere accesso ai contratti di solidarietà, a finanziamenti europei «e a interventi tesi a migliorare le condizioni della popolazione», dice Vagaggini. La leva della geotermia. Ma qual è il perno attorno al quale si costruirà il rilancio? Rossi lo ha detto chiaro: un Progetto Amiata che parta dalla messa a valore della risorsa geotermica della zona, come leva attorno alla quale costruire un nuovo sviluppo. Su questa linea è stato firmato un accordo con Enel che prevede l’abbattimento del 10% dei costi per le imprese che operano sul territorio. E poi, sullo sfondo della revisione degli accordi con Enel, «l’attivazione di un tavolo – spiega la Regione in una nota – con la partecipazione dei sindaci per aggiornare questi accordi in funzione dello sviluppo previsto della geotermia anche dagli obiettivi Europa 2020, soprattutto in termini di media e bassa entalpia». In particolare, si tratta di ragionare con Enel su come aumentare le ricadute per l’indotto locale che fornisce servizi, assistenza e manutenzione, e anche come attrarre nuovi investitori che possano sfruttare vantaggi locali particolari come calore, anidride carbonica, energia a prezzi scontati. Insomma, piede sull’acceleratore della geotermia, sia quella delle centrali flash, già presenti in Amiata (e contestate dagli ambientalisti), sia quella delle centrali a media entalpia, per le quali ci sono una dozzina di progetti in Amiata, contestatissime dalla popolazione locale e anche da molti sindaci. L’atto di indirizzo della giunta. Intanto Rossi ha impegnato la giunta a formulare un atto di indirizzo che riguardi l’area amiatina come area di crisi regionale. Ma quale area? La Regione, sentita dal Tirreno, spiega che si tratta di tutta l’Amiata. «Me lo auguro – dice Fortunati – perché è tutto il territorio che è in crisi».