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Amiata: Mezzo milione di euro per curare le aree protette

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Serviranno soprattutto per interventi sulle infrastrutture della montagna. Marini: «Se non ci fosse stata l’Unione questi soldi non sarebbero mai arrivati»

Fonte: Il Tirreno, Cronaca di Grosseto

Autore: Fiora Bonelli

"Ricucire” l’Amiata partendo dall’ambiente. L’Unione dei Comuni Amiata grossetana ha ottenuto 540.000 euro per la valorizzazione e la promozione delle aree protette. I soldi che sono il frutto di un protocollo firmato dalla Regione Toscana, la provincia di Grosseto e l’Unione dei comuni, stanno per essere girati dalla Provincia all’ente amiatino e serviranno specialmente per interventi sulle infrastrutture. Di questo mezzo milione di euro 41.000 andranno per il ripristino dell’altana dei lupi a Monte Labro, 40.000 per il centro visite del Monte Penna; 140.000 per collegare con la sentieristica tutte le aree protette e le riserve, da Castell’Azzara a Cinigiano; 100.000 euro sono destinati al rifacimento della recinzione per i lupi, ormai in rovina; 150.000 sono impegnate per la riserva di Poggio all’Olmo e per quelle di Semproniano e di Roccalbegna; e infine 70.000 vanno per l’apposizione della cartellonistica. Un’operazione in grande e che parte da lontano, premiando con i fondi regionali transitati in provincia, l’Unione dei comuni Amiata grossetana, che ha presentato un progetto che intende mettere a sistema tutte le oasi, le riserve e le aree protette del versante grossetano del Monte Amiata che è stato in grado, con l’Unione dei comuni, di presentarsi unito e ha convinto la regione della bontà del progetto. Il presidente dell’Unione, Jacopo Marini, tiene a sottolineare che se non ci fosse stata l’Unione, questi soldi non sarebbero mai arrivati e che questo progetto è il buono che l’Unione, al di là delle polemiche e delle critiche, è comunque in grado di esprimere: «L’Amiata ha bisogno di mettere a sistema tutte le sue risorse – dice – e solo così sarà in grado di valorizzare tutte le sue potenzialità: il rilancio passa dall’unione, come dimostra anche l’operazione unitaria dei piani strutturali di recente varata». Marini è sicuro che «questa iniziativa delle riserve che andiamo a compieresi propone di agganciare un segmento turistico importante, quello legato all’ambiente, ai musei delle tradizioni popolari e della storia amiatina, alla scoperta della natura e ai prodotti tipici del territorio: olio, vino, castagne e derivati. Il tutto-specifica-dovrà essere gestito in modo unitario, proprio perchè tutte le aree saranno collegate con una sentieristica ad hoc ed occorre una visione d’insieme». Un’operazione, questa, che oltre a operare un restyling delle zone più incontaminate della montagna, mette il primo punto per la “ricucitura” che Marini auspica: «L’Amiata ha bisogno di due cose: collegarsi con l’esterno con una viabilità decente e con strutture telematiche che non siano antidiluviane. Solo così potremo essere attrattivi per imprese e aziende. E in seconda battuta, la montagna deve ricucirsi nel suo interno. La sfilacciatura avvenuta gradatamente dopo la divisione della comunità montana, deve essere ricomposta. Solo così sarà in grado di elaborare progetti di area che pr noi sono strategici. L’Unione dei comuni è il soggetto in grado di operare questa ricucitura. Nell’Unione bisogna investirci, correggendo i processi troppo farraginosi che ci hanno condizionato fin qui».