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Amiata, ecco gli studi Ars e Arpat: geotermia e salute convivono

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Gli ultimi due studi «non hanno fatto emergere problemi significativi». I monitoraggi continuano incessanti

Fonte: Greenreport

Autore: L. A.

Dopo mesi di dubbi e polemiche sono stati presentati ieri nella sede della Regione Toscana gli ultimi approfondimenti condotti dall’Agenzia regionale di sanità (Ars) sullo stato di salute della popolazione dell’Amiata e lo studio condotto da Arpat sulla qualità dell’aria nelle aree che ospitano le centrali geotermoelettriche amiatine, facenti parte del più ampio parco impianti toscano che grazie alla geotermia ha prodotto nell’ultimo anno quasi 6 miliardi di KWh – pari al 27% del fabbisogno elettrico regionale –, risparmiando al contempo l’immissione di oltre 3,9 milioni di tonnellate di CO2 in atmosfera.
«Siamo a un momento importante di confronto – ha dichiarato l’assessore all’Ambiente, Federica Fratoni – che mette insieme i dati sulla qualità dell’aria e l’importante studio che dal 2010 Ars sta conducendo sul territorio. La geotermia è un grande asset per la Toscana, ma come ogni attività industriale deve essere oggetto di controllo attento e assiduo».
I dati Arpat mostrano come, per tutto l’anno passato, l’area del monte Amiata versante grossetano si sia dimostrata un’area geotermica «con un buon livello della qualità dell’aria». In tutto il 2015 «non è stato registrato alcun superamento» dei valori indicati dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per l’acido solfidrico, e anche per il mercurio «le concentrazioni in aria rilevate si sono mantenute molto al di sotto del valore limite di cautela sanitaria». Inoltre «l’istallazione di un sistema di abbattimento dell’ammoniaca nelle tre centrali di Bagnore ha determinato una quantità in emissione di questa sostanza, inferiore alla quantità emessa con la sola Centrale Bagnore 3 senza sistema di abbattimento».
Lo studio Ars, dato che i recenti valori Arpat mostrano una buona qualità dell’aria, ha invece abbracciato un periodo d’analisi ben più lungo per indagare più a fondo. Soffermandosi sia sugli effetti dell’esposizione alle emissioni delle centrali geotermiche sia sul ruolo di altri fattori di rischio, ambientali ed individuali, che possono aver influito su alcune debolezze nella salute della popolazione, osservate negli studi precedenti.
I dati Ars relativi agli anni 2000-2015 «non hanno evidenziato alcuna relazione tra i picchi di esposizione all’H2S e i ricoveri» per malattie respiratorie, mentre nel caso delle «malattie del sistema circolatorio, per le quali però la letteratura scientifica non fornisce però alcuna evidenza di associazione con l’H2S, si è osservato un incremento di ricoveri urgenti soprattutto nelle donne a anziane in estate».
Per indagare gli altri fattori di rischio presenti sul territorio dell’Amiata lo studio di Ars ha invece ripreso un’indagine svolta nel 1998, condotta raccogliendo circa 900 campioni di urine e sangue per la determinazione di arsenico e mercurio in residenti che sono poi stati seguiti nei 17 anni successivi.
Nel corso di questo lungo studio non è stata rilevata «alcuna associazione con i tumori, dato rilevante se si considera la cancerogenicità dell’arsenico», mentre all’aumentare delle concentrazioni urinarie di arsenico «è stato osservato un lieve aumento di rischio di ricovero per malattie cardiovascolari e per malattie della pelle, entrambi questi esiti coerenti con la letteratura disponibile». Per quanto riguarda il mercurio si osserva «un incremento di rischio di ricovero per malattie dell’apparato urinario».
Considerando che l’unica energia a impatto zero è quella né prodotta né consumata, i «segnali su cardiovascolare e urinario – spiega Fabio Voller, coordinatore dell’Osservatorio di epidemiologia di Ars – sono e saranno oggetto di altre linee di attività, sulle quali contiamo di fornire un quadro completo a fine progetto».
È stata già presentata – segnalano dalla Regione – un’indagine che partirà a inizio 2017 e che sarà illustrata nei comuni amiatini a metà gennaio; coinvolgerà circa 2.000 persone delle zone, con prelievo di campioni di urine e sangue, visita medica e questionario approfondito. Si farà così il punto su vari aspetti, presenti e passati, che riguardano la salute di queste popolazioni (come l’esposizione alle emissioni geotermiche e ai metalli, non solo arsenico e mercurio, il consumo di alcol e tabacco, le abitudini alimentari, l’esposizione lavorativa). La grande forza delle prove scientifiche è che possono essere confutate e da qui la necessità di costanti monitoraggi sulla salute dell’Amiata e degli amiatini. Ad oggi, la scienza però continua a rispondere nello stesso modo: i dati degli ultimi due studi «non hanno fatto emergere – conclude Voller – problemi significativi sulla salute delle popolazioni amiatine».