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Amiata, cinquemila euro per la cipolla della Selva

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Acquista concretezza il progetto per la riscoperta e la valorizzazione di questo antico prodotto autoctono, proiettato verso una nuova commercializzazione

Fonte: Rinnovabili&Territorio

Autore: Redazione

Le aree geotermiche rappresentano luoghi d’elezione non soltanto per la quantità e la qualità dell’energia rinnovabile da cui prendono il nome, ma anche per le peculiarità storiche, culturali ed enogastronomiche di cui sono da secoli portatori. Elementi che, si coniugano e si valorizzano a vicenda come nel caso di Santa Fiora, recentemente riconosciuto dal Touring Club Italiano tra i Borghi più belli d’Italia sia per le eccellenze monumentali (tra le quali figurano anche le centrali geotermiche di Bagnore) sia per quelle enogastronomiche: castagna marrone dell’Amiata IGP, olio d’olivastra seggianese DOP e una vasta varietà di funghi.

Un elenco che potrebbe presto accrescersi con l’inclusione di un alimento che sta tornando oggi a nuova vita: la cipolla della Selva. Il percorso di valorizzazione di quest’ortaggio autoctono ha ottenuto un finanziamento di 4mila euro dalla Regione Toscana (all’interno del Piano Regionale Agricolo Forestale 2016), cui si aggiunge un contributo di 1000 euro del Comune di Santa Fiora.

«La riscoperta e la valorizzazione economica dei prodotti autoctoni –spiega il consigliere comunale Alberto Balocchi– sta ottenendo attenzione non solo da parte del mondo scientifico ma anche dei piccoli produttori e dei consumatori, che sono sempre più consapevoli di quanto sia importante la provenienza e l’origine delle produzioni, per avere garanzie sulla qualità e la sicurezza agroalimentare. Ecco perché il progetto sulla cipolla di Selva, ha tutte le caratteristiche per portare valore aggiunto al nostro territorio».

La coltivazione è iniziata circa due anni fa negli orti dell’antico Convento della Santissima Trinità di Selva, in un progetto coordinato da Giovanni Alessandri dello Studio Agricis e che vede come partner scientifici il CNR–IVALSA di Follonica guidato da Claudio Cantini; l’Università di Siena, Dipartimento Scienze della Vita con Marco Romi e Patrizia Salusti.

I lavori scientifici sono partiti da un’indagine genetica per discriminare le varietà di cipolla ritrovate sull’Amiata da altre varietà autoctone toscane e dalle cultivar commerciali, e vedono un ruolo centrale nelAssociazione Culturale per la Selva; con l’aiuto e il supporto del Comune di Santa Fiora e di Genomamiata, la più importante associazione amiatina dedita alla salvaguardia dei genomi animali e vegetali, l’associazione sta lavorando alla caratterizzazione genetica e nutraceutica delle antiche varietà di cipolle dell’Amiata. Un progetto ambizioso che si muove in linea con la legge regionale 64/2004 sulla tutela e valorizzazione del patrimonio di razze e varietà locali di interesse agrario, zootecnico e forestale.

«L’obiettivo per i prossimi anni –conclude Balocchi– sarà quello di mettere in produzione e in commercio le vecchie cultivar amiatine di cipolla, diventando una risorsa di sviluppo».