Nonostante la qualità dell’aria toscana sia in tendenziale miglioramento, permangono alcune criticità in gran parte legate ai principali fattori di emissione per gli inquinanti atmosferici diffusi sul territorio regionale: mobilità e riscaldamento degli edifici, come documentato da Arpat.
Per quanto riguarda quest’ultimo elemento in particolare, l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana ricorda che all’interno della nostra regione ben «il 70% del PM10 primario è prodotto dagli impianti di combustione non industriali, e cioè dal riscaldamento domestico. Le emissioni che a livello regionale sono imputabili al riscaldamento sono totalmente attribuibili alla combustione di legna e prodotti simili: in particolare più del 99% delle emissioni di polveri da riscaldamento domestico/terziario derivano dalla combustione di legna, di cui l’84% dalla combustione in caminetti aperti e stufe tradizionali (fonte IRSE 2010)».
A incidere maggiormente nel computo sono i metodi di riscaldamento più tradizionali: a parità di calore prodotto, infatti, «un terzo delle polveri emesse dalla combustione di legna in caminetto aperto». Come sottolinea l’Arpat, in generale «i moderni apparecchi a pellet e cippato sono significativamente più efficienti e producono emissioni inferiori rispetto ai caminetti e alle stufe tradizionali a legna, ma la maggior parte della combustione della biomassa sembra aver luogo -ancora oggi- in impianti principalmente inefficienti ed inquinanti».
Come migliorare? Da una parte, le buone pratiche che il singolo utente può intraprendere nella gestione del proprio riscaldamento domestico sono importanti: per ridurre l’inquinamento da polveri fini è necessario assicurare un corretto funzionamento e una corretta manutenzione di tutti gli impianti, evitando inoltre di bruciare rifiuti o altri prodotti non consoni.
Dall’altra, un ruolo determinante è quello esercitato dai Piani di Azione Comunale (PAC) per ridurre l’inquinamento atmosferico nel proprio territorio, per il quali la Regione Toscana ha proposto ai Comuni alcune misure relative proprio al riscaldamento: ad esempio con l’erogazione di incentivi volti alla chiusura degli esistenti camini aperti, con «la promozione del teleriscaldamento per il riscaldamento degli edifici» oppure «la promozione –dove tecnicamente realizzabile- dell’uso della geotermia a bassa entalpia per la climatizzazione degli edifici pubblici e privati».