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Alternative Riparte la corsa

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Ma l’Italia rischia la grande frenata Solo l’efficienza può battere il caro-bolletta
Nel mondo sono attesi 300 miliardi di dollari di nuovi investimenti Dai noi il sistema delle aste ha fatto crollare le installazioni eoliche

Fonte: Corriere dell’Economia

Autore: ELENA COMELLI

 

Il 2014 sarà l’anno della svolta per le fonti rinnovabili. Con 300 miliardi di dollari d’investimenti, in base alle stime di Bloomberg New Energy Finance , la corsa dell’energia verde dovrebbe riprendere con un +18% sui 254 miliardi dell’anno scorso e sfiorare il picco di 318 miliardi toccato nel 2011. Merito dell’accelerazione del solare, che già l’anno scorso con 37 nuovi gigawatt installati ha surclassato l’eolico, cresciuto di 35,5 gigawatt nel 2013.
La ripresa dei big
Quest’anno andrà ancora meglio per il solare, con 44-51 nuovi gigawatt installati, grazie alla domanda dei quattro grandi: Cina, Giappone, Usa e Germania. E nei prossimi anni il trend dovrebbe continuare, in base a tutte le stime. Gli investimenti nelle tecnologie pulite cresceranno costantemente, ma il sole sarà più rapido del vento. È realistico prevedere che presto si arriverà al sorpasso anche nella potenza cumulata, oggi ancora sbilanciata dalla parte del vento, con 318 gigawatt globali contro 137.
L’ultimo rapporto di Clean Edge colloca il sorpasso nel 2021, quando il fotovoltaico installato totale sarà arrivato a 716 gigawatt, contro i 697 gigawatt dell’eolico.
L’Italia è avanti
Il trend che vediamo oggi a livello globale, in Italia è già realtà da tempo. Negli ultimi sei anni, in base ai dati del Gse, è raddoppiata la quota di copertura da rinnovabili dei consumi italiani di elettricità: dal 16% nel 2008 al 33% nel 2013. In questo periodo tumultuoso, le fonti pulite hanno raddoppiato sia la potenza installata che la produzione, passando da 24 gigawatt di potenza nel 2008 a quasi 50 gigawatt a fine 2013 e da 58 terawattora di produzione nel 2008 a oltre 108 nel 2013. Ma il solare è cresciuto molto più rapidamente dell’eolico. Nel 2008 le installazioni fotovoltaiche erano irrisorie (neanche mezzo gigawatt, contro 3,5 gigawatt di eolico) eppure già nel 2011 c’è stato il sorpasso della potenza cumulata, con oltre 12 gigawatt solari installati, contro i 7 eolici. Oggi siamo, rispettivamente, a 18 contro 8,5 gigawat eolici.
Le prospettive
«Le prospettive di crescita delle fonti rinnovabili italiane sono molto limitate dal nuovo sistema delle aste — spiega il presidente di Assorinnovabili Agostino Re Rebaudengo —. In uno scenario di stagnazione dei consumi energetici, la crescita delle fonti pulite diverse dal fotovoltaico è stata contingentata a 400 megawatt all’anno per non danneggiare troppo i produttori di energia da fonte fossile, che negli anni scorsi hanno investito in maniera eccessiva in un parco di centrali elettriche alimentate a gas, fino a sfiorare il doppio del fabbisogno italiano. C’è poco da stupirsi se queste aziende ora sono in difficoltà e rischiano la bancarotta. E c’è poco da stupirsi se l’energia elettrica in Italia è più cara che altrove, con questo enorme squilibrio a favore del gas, che a sua volta ci costa il 20-30% di più rispetto alla media europea, per colpa dei contratti a lungo termine con Gazprom».
Oneri
Per Re Rebaudengo «non è vero che il caro-bolletta sia tutta colpa degli incentivi alle rinnovabili: in Germania le fonti pulite sono premiate con 172 euro a megawattora, contro i 153 euro dell’Italia, eppure l’energia lassù costa di meno che da noi». Ora i produttori di energia da fonti rinnovabili temono ulteriori restrizioni, come il provvedimento «spalma-incentivi», che Re Rebaudengo definisce «molto difficile da applicare», sia per le limitazioni già fissate da permessi e concessioni, sia per la resistenza delle banche a rimodulare i rientri già scaglionati.
L’unica soluzione per uscire dallo stallo sarebbe una maggiore elettrificazione dell’Italia. E in questo Re Rebaudengo si trova d’accordo con Chicco Testa, presidente di Assoelettrica, che chiede una «radicale riforma delle tariffe».

 

Non è più ammissibile, sostiene Testa, un sistema tariffario in cui «basta aumentare oltre i 3 kW la potenza impegnata in un’abitazione perché la tariffa finale schizzi oltre i 30 cent a chilowarrora». Re Rebaudengo concorda: «È inutile promuovere le pompe di calore se dall’altro lato si penalizzano le utenze oltre i 3 kilowatt», inducendo i consumatori a riscaldarsi con il gas, che inquina di più ed è meno efficiente