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Agroalimentare e geotermia, il Parco delle Colline Metallifere entra in Geofood

Al centro dell’iniziativa per rilanciare il patrimonio alimentare locale c’è la filiera DRAGO, di cui fanno parte anche membri della Comunità del Cibo a Energie Rinnovabili

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Al centro dell’iniziativa per rilanciare il patrimonio alimentare locale c’è la filiera DRAGO, di cui fanno parte anche membri della Comunità del Cibo a Energie Rinnovabili


Su 10 geoparchi italiani riconosciuti dall’UNESCO ben 2 sono toscani, uno dei quali è rappresentato proprio dalle Colline Metallifere.

Un territorio di austera bellezza dove il più rilevante Geosito di Rilevanza Internazionale (GIR) è rappresentato dal Parco naturalistico delle Biancane: una fetta di Toscana ricca di manifestazioni geotermiche dove si possono ammirare soffioni, fuoriuscite di vapore dal terreno, putizze e fumarole.

Ma tutta l’area del Parco nazionale delle Colline Metallifere, oltre che da attrazioni naturali, è caratterizzata da produzioni agroalimentari di qualità che adesso potranno avere una marcia in più grazie al progetto internazionale Geofood: il Parco Nazionale delle Colline Metallifere è stato il primo ad aderire, seguito a ruota dal Sesia Valgrande Geopark in Piemonte.

Il progetto Geofood è stato lanciato da Magma Unesco Global Geopark, un’organizzazione non-profit che dalla Norvegia sostiene in tutto il mondo un network di aree rilevanti a livello geologico.

Geofood rappresenta un marchio registrato in Europa che punta a valorizzare la provenienza geografica delle produzioni agroalimentari sottolineando lo stretto legame tra esse e l’area geologica di provenienza, e per quanto riguarda le Colline Metallifere il progetto riguarda la rete di filiera DRAGO (Distretto Rurale Agricolo Gastronomico Organizzato) per la produzione e la trasformazione dei grani antichi.

Un contesto, quello della filiera DRAGO, nel quale si trovano anche due degli ultimi ingressi tra i soci produttori della Comunità del Cibo a Energie Rinnovabili (CCER) –  l’agriturismo Campo Ruffaldo – Azienda agricola Alessio Guazzini di Massa Marittima, e l’agriturismo Poggio Tondo – Azienda agricola Chiara Bizzarri di Scarlino –, il celebre progetto nato nel 2009 grazie a un’intesa tra Slow Food Toscana, Fondazione Slow Food per la Biodiversità e il Consorzio per lo Sviluppo delle Aree Geotermiche (CoSviG).

Come spiega dalla Norvegia la ricercatrice Sara Gentilini del Magma UNESCO Geopark, responsabile del progetto, Geofood non è un comune marchio di qualità ma «un vero e proprio brand di identità che ha l’obiettivo di poter rilanciare all’interno di questi territori il patrimonio alimentare locale, supportando lo sviluppo ambientale e sociale delle comunità residenti».

Per quanto riguarda DRAGO, il marchio Geofood «certificherà il prodotto, dal campo di grano alla produzione di farina fino al pane che andrà sulla nostra tavola. Inoltre – aggiunge Alessandra Casini, direttrice del Parco delle Colline Metallifere – questi prodotti non saranno solo distribuiti in ambito locale ma è già in fase avanzato un accordo con la grande distribuzione».

L’interesse, anche a livello internazionale, non manca.

Attualmente, su 160 geoparchi, il progetto Geofood è stato adottato da 13 realtà, ma sono oltre 20 quelle che hanno già manifestato un interesse concreto a partecipare.

Per tutti, il punto centrale resta quello della sostenibilità.

«Abbiamo un manifesto – prosegue Gentilini – dove esprimiamo i nostri valori a cui devono aderire produttori e ristoratori; una filosofia che punta ad una agricoltura sostenibile da un punto di vista ambientale, rispettosa della biodiversità e che porta avanti un uso corretto delle risorse come l’acqua».

«I vantaggi di Geofood sono molti – conclude Lidia Bai, presidente del Parco delle Colline Metallifere – tra questi anche il fatto che oltre a dare una identità alle nostre produzioni agroalimentari di qualità, queste possono essere promosse all’interno di un network internazionale e partecipare a progetti e finanziamenti europei finalizzati alla sostenibilità sia agricola che per il turismo. Questo significa per il Parco avere la possibilità di attingere concretamente a risorse aggiuntive per supportare i vari tipi di produzione locale».