Con l’invio a Bruxelles da parte del Mipaaf dello schema di decreto per sperimentare l’indicazione obbligatoria dell’origine della filiera grano/pasta in Italia, è partito l’iter autorizzativo per arrivare a un’etichettatura che indichi con chiarezza le confezioni di pasta secca prodotte in Italia e il Paese o l’area dove è coltivato il grano e quello in cui è macinato.
"La trasmissione alla Commissione europea della bozza di decreto – ha sottolineato l‘onorevole Luca Sani, presidente della XIII commissione Agricoltura della Camera – è l’atto conclusivo di una lunga battaglia per introdurre anche nella filiera cerealicolo/pastaria un sistema di etichettatura che garantisca il consumatore finale, ma anche i produttori della materia prima e i trasformatori. Valorizzandone il lavoro e la filiera che genera valore aggiunto".
Dopo quello per il latte e i latticini, anche nel settore cerealicolo ci sarà un passo avanti. D’altra parte la filiera italiana grano/pasta è uno dei più importanti asset per il Made in Italy agroalimentare, con una produzione di grano duro di circa 4 milioni di tonnellate e una di pasta di 3,4 milioni di tonnellate. Con l’Italia principale produttore mondiale per un valore della produzione che supera i 4,6 miliardi di euro, e un valore dell’export di 2 miliardi di euro.
Tra i vari aspetti, il decreto prevede l’indicazione del paese di coltivazione del grano e quello in cui è stato macinato. Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE. Se il grano duro è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l’Italia, si potrà usare la dicitura: "Italia e altri Paesi UE e/o non UE".
Indicazioni sull’etichetta che permetteranno ai consumatori di conoscere la provenienza dei prodotti da acquistare.