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Agricoltura, Alimentazione, Toscana: In Toscana quasi 9 specialità DOP e IGP su 10 nascono nei territori dei piccoli comuni

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Presentato a Roma dalla Coldiretti e dalla Fondazione Symbola il rapporto “Piccoli comuni e tipicità”

Fonte: Rinnovabili&Territorio

Autore: Redazione

Ben 270 dei 293 prodotti a denominazione di origine (DOP/IGP) italiani riconosciuti dall’Unione Europea hanno a che fare con i piccoli comuni: il che significa che circa il 92% delle produzioni tipiche nazionali nasce nei comuni italiani con meno di cinquemila abitanti.

È quanto emerge dallo studio su “Piccoli comuni e tipicità”, presentato dalla Coldiretti e dalla Fondazione Symbola a Roma.

Se ne deduce che dal tessuto territoriale dei centri sotto i 5mila abitanti dipende gran parte della leadership italiana in Europa con il sistema della qualità alimentare Made in Italy (Dop/Igp) che sviluppa un fatturato annuo al consumo di quasi 14 miliardi, dei quali circa 4 miliardi realizzati sul mercato estero.

«I Piccoli Comuni – ha affermato il presidente di Symbola, l’onorevole Ermete Realaccinon sono un peso ma una straordinaria opportunità per l’Italia: un’economia più a misura d’uomo che punta su comunità e territori, sull’intreccio fra tradizione e innovazione, fra vecchi e nuovi saperi. Qui si producono la maggior parte delle nostre Dop e Igp e dei nostri vini più pregiati, insieme a tanta parte di quel made in Italy apprezzato a livello internazionale. Possiamo competere in un mondo globalizzato se innoviamo senza cancellare la nostra identità, se l’Italia fa l’Italia».

Una realtà all’interno della quale la Toscana riveste un ruolo particolarmente importante.

Nella nostra regione, infatti, i Comuni al di sotto dei 5 mila abitanti rappresentano una realtà consistente: ben 124 su 276 totali.

Più del 50%, insomma, senza contare i molti poco al di sopra.

Piccoli Comuni che, nonostante debbano quotidianamente lottare contro una situazione di graduale impoverimento (sia dal punto di vista economico che della densità di popolazione residente), riescono ad assicurare la produzione di quasi 9 specialità Dop e Igp su 10.

Nel dettaglio, delle 31 specialità toscane solo 4 sono esclusiva di grandi comuni: Fagiolo di Sorana, Lardo di Colonnata, Mortadella di Prato e Zafferano di San Gimignano.

Le altre 27 produzioni tipiche coinvolgono sempre piccoli comuni: dalla Castagna del Monte Amiata alla Farina di Neccio della Garfagnana, dal Marrone di Caprese Michelangelo al Fungo di Borgotaro.

Quella dei Comuni sotto i cinquemila abitanti rappresenta dunque in Toscana una rete diffusa su quasi il 40% del territorio, con una presenza che unisce il senso di comunità all’appartenenza geografica e la custodia di valori e tradizioni come quella del cibo e dei prodotti tipici.

«Questi piccoli centri hanno prodotto nei secoli un patrimonio straordinario di beni culturali ed ambientali, abilità manifatturiere, saperi e sapori, soprattutto da parte del mondo agricolo – commenta Antonio De Concilio, direttore di Coldiretti Toscana – che oggi appaiono poco competitive da un punto di visto economico. Mentre con tutta evidenza la manutenzione del territorio, minacciata proprio dalla spopolamento, il turismo rurale e naturalistico, l’agricoltura di qualità, i prodotti Dop e Igp, l’artigianato ed il commercio possono fornire gli strumenti più adeguati per investire su queste aree».

Un patrimonio enogastronomico del Paese custodito fuori dai tradizionali circuiti turistici, che potrà ora «essere finalmente valorizzato e promosso – conclude Tulio Marcelli, presidente di Coldiretti Toscana –grazie alla nuova legge n.158/17, a prima firma Realacci, con misure per la valorizzazione dei Piccoli Comuni. Questa nuova normativa prevede misure per favorire la diffusione della banda larga, la promozione dell’agroalimentare a filiera corta, il turismo di qualità, e punta su una dotazione di servizi adeguata, sulla cultura, sulla manutenzione del territorio, sulla tutela dell’ambiente, sulla messa in sicurezza di strade, scuole e del patrimonio edilizio pubblico».