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A rischio lo sviluppo futuro della geotermia in Italia

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Il Boom di richieste di permessi di ricerca rischia di non produrre risultati se gli incentivi per la geotermia non saranno adeguati.

Fonte: UGI

Autore: unione Geotermica Italiana

Il Piano di Azione italiano per le fonti rinnovabili (PAN) stabilisce importanti obiettivi al 2020 per lo sviluppo dell’uso della risorsa geotermica nel settore elettrico. Il PAN stima aumenti della capacità di circa 170 MW, dal 2010 al 2020, e della produzione annua di circa 1100 GWh. Il conseguimento di questi obiettivi sarà però possibile solo in presenza di un quadro certo di regole, sia dal punto di vista dei sistemi di incentivazione che dei regimi autorizzativi.

Le nuove politiche italiane di promozione della geotermia hanno già conseguito degli importanti risultati sia normativi che di sostegno alle rinnovabili che rendono possibile il raggiungimento degli obiettivi 2020.

 

In poco più di due anni sono state presentate in Italia circa 110 richieste per nuovi permessi di ricerca di risorse geotermiche da utilizzare per la produzione di energia elettrica. Una vera e propria esplosione di richieste che non ha precedenti nella storia italiana dello sfruttamento della geotermia a fini geotermoelettrici.

Uno dei motivi di questo boom sono le norme contenute nel dlgs. n. 22/2010 di riassetto della normativa di settore, che ha completamente liberalizzato l’utilizzo della risorsa geotermica per il quale esisteva un regime di esclusività delle attività di coltivazione, riservato ad ENEL nella Provincie di Grosseto, Livorno, Pisa e Siena.

Questo nuovo interesse per il settore trova spiegazione anche in fattori di natura tecnologica; infatti le richieste per i nuovi Permessi di ricerca fanno spesso riferimento alla possibilità di fini produzione geoelettrica delle risorse di media temperatura (con T = 130÷150 °C), reso oggi economicamente conveniente dal consolidamento tecnologico degli impianti a ciclo binario, come quelli che utilizzano fluidi di lavoro organici a ciclo Rankine. Tecnologie tra l’altro in cui l’industria Italiana è ben presente con operatori come Turboden.

 

Le richieste hanno interessato molte regioni italiane (quindi non solo le 4 province della Toscana di tradizionale sfruttamento in cui è avvenuta la liberalizzazione): in Alto Adige ne sono state presentate 9, in Toscana 51, nel Lazio 34, in Sardegna 7, in Sicilia 6, e una offshore nel Mar Tirreno.

Complessivamente sono state richiesti permessi per una superficie molto estesa, maggiore di 11.000 km2, dei quali circa 4.900 km2 in Toscana e 3.200 km2 nel Lazio. Pur considerando la riduzione per la risoluzione delle aree in concorrenza, rimane sempre una superficie di notevolissime dimensioni. Per circa una trentina di queste richieste (di cui 18 in Toscana) sono già stati rilasciati i relativi permessi di ricerca.

 

Oltre ad Enel Green Power, storico operatore per la generazione geotermoelettrica in Italia, analizzando il profilo dei proponenti si possono distinguere soggetti di rilievo internazionale, nazionale e regionale. Tra gli operatori internazionali vi sono la Gesto Italia srl (controllata del gruppo portoghese Martifer) e la Magma Energy Italia srl (controllata di uno dei principali operatori internazionali del settore: la Alterra Corporation). Tra i soggetti nazionali vi sono SORGENIA, ERG, SARAS, alcune società del GRUPPO ITALBREVETTI, REPOWER ITALIA, RAUCH GEOTHERMICS, Gruppo MONCADA, K-ENERGY, EUROBUILDING, DER, COGEME ed altri.

 

Sulla base della superficie totale dei premessi richiesti, che potranno essere autorizzati per una superficie presunta prossima a 10.000 km2, si può ipotizzare che i fluidi geotermici reperibili possano essere sufficienti per l’installazione di alcune centinaia di MW di nuova capacità, andando oltre le stime del PAN. Con questo obiettivo si può prudenzialmente stimare che nel settore geotermoelettrico potrebbero essere attivati investimenti per circa un miliardo di euro nell’arco di un decennio.

L’investimento nel settore della geotermia, a differenza delle tecnologie di altre fonti rinnovabili per le quali siamo dipendenti dall’estero, consentirebbe di attrarre investimenti sia interni che esteri con ricadute prevalentemente sull’economia nazionale, con il coinvolgimento degli operatori nel settore delle perforazioni e della realizzazione di impianti di generazione.

 

Questo scenario virtuoso sia per l’economia che per l’ambiente rischia di sfumare se non verranno compiute scelte chiare ed oculate con il Decreto Ministeriale attuativo del Dlgs n. 28/2011 in materia di incentivazione per le fonti rinnovabili nel settore elettrico, in corso di elaborazione ed atteso da tutti gli operatori del settore.

Tra gli elementi discriminanti alla base delle aspettative che hanno consentito l’attuale boom di richieste di permessi di ricerca in Italia, da parte di molti operatori italiani ed internazionali, ci sono anche i livelli di incentivazione per la produzione geotermoelettrica: sia quelli fino ad oggi previsti (tramite Certificati Verdi e Tariffa omnicomprensiva per gli impianti fino a 1 MW), che quelli attesi in base alla nuova normativa (art. 24 del Dlgs n. 28/2011). Quest’ultima infatti, tra i criteri generali, recita: l’incentivo ha lo scopo di assicurare una equa remunerazione dei costi di investimento ed esercizio” della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. In base ai nuovi regimi di incentivazione delle rinnovabili elettriche, definiti dal Dlgs n. 28/2011 (Art. 24), il compito di definire le modalità attuative ed i livelli di incentivazione per le diverse fonti e tecnologie è attribuito ad un Decreto Ministeriale.

 

In base alle bozze in circolazione del suddetto Decreto verrebbe previsti livelli di incentivazione della produzione di energia da fonte geotermica (100 – 105 €/MWh di remunerazione complessiva della produzione netta) molto inferiori rispetto a quelli attualmente assicurati dai Certificati Verdi e dalla Tariffa Omnicomprensiva, ma anche inadeguati rispetto alla necessità di assicurare una equa remunerazione dei costi di investimento ed esercizio alle tecnologie disponibili in questo settore. Inoltre sono previsti solo due scaglioni di soglie dimensionali degli impianti, una da 0 a 5 MW, e una da 5 MW in su, che non sono rappresentativi dell’articolazione di soluzioni tecnologiche oggi disponibili e dei corrispondenti costi di investimento e gestione; questo sia per gli impianti di capacità fino a 5 MW che per quelli di capacità superiore a 5 MW.

 

UGI si rivolge pertanto al Governo ed in particolare ai Ministeri competenti affinché vengano affrontate con l’adeguata attenzione le scelte per l’incentivazione della produzione di energia elettrica da fonte geotermica. T

Se non opportunamente ponderate, tali scelte potrebbero vanificare i risultati già raggiunti per un processo di rilancio del settore con le moltissime iniziative degli operatori nel campo della ricerca della risorsa. Non può essere vanificata l’aspettativa di sviluppo nel settore geotermico che si basa sulla valorizzazione di una filiera italiana da sempre all’avanguardia e sulla disponibilità di risorse che tutto il mondo ci invidia.

 

UGI interverrà presso tutte le sedi istituzionali interessate e si rende da subito disponibile a momenti di confronto e approfondimento in cui fornire tutti gli elementi necessari affinchè vengano adottate le scelte più adeguate per consentire lo sviluppo ed il rilancio degli usi della risorsa geotermica.