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A quando i decreti sulle rinnovabili elettriche, il quinto conto energia e le rinnovabili termiche?

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A quasi un anno dal termine previsto al 29 settembre 2011 per il varo dei provvedimenti i tempi sono ancora incerti

Fonte: Rinnovabili & Territorio

Autore: Redazione

Siamo a quasi un anno di ritardo nella definizione dei provvedimenti che riguardano gli incentivi per la produzione energia elettrica e termica da fonti a energia rinnovabile (FER) e per l’incremento dell’efficienza energetica per gli impianti entrati in esercizio dopo il 31 dicembre 2012, ma ancora i relativi decreti non ci sono.

E se per il primo (produzione elettrica da FER) le indiscrezioni e le voci, che provengono direttamente dal Ministero dello Sviluppo Economico, indicano un traguardo ormai prossimo, per il decreto sulla produzione di energia termica da FER l’unica notizia è che esiste una bozza in lavorazione sulla quale -diversamente da quanto accaduto per i decreti sulle elettriche– i ministeri stanno consultando le associazioni del settore.

Arrivati a 271 giorni di ritardo è presumibile (e auspicabile per il decreto sulle rinnovabili termiche) che si arriverà a settembre per avere i decreti varati, con un anno esatto di slittamento rispetto ai tempi previsti per i provvedimenti attuativi del Dlg 3 marzo 2011 per l’"Attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili".

Le ultime indicazioni riguardo al pacchetto -che vede affiancato il decreto sulle rinnovabili elettriche e il quinto conto energia relativo al solo fotovoltaico-giungono direttamente dalla segreteria tecnica del Ministero dell’Ambiente da cui si apprende che ci vorrà ancora un po’ di tempo per trovare l’intesa con il Ministero dello Sviluppo Economico e per superare gli elementi di criticità.

Sebastiano Serra, capo della segreteria tecnica del ministro dell’Ambiente, dice che i due provvedimenti continueranno il loro percorso affiancato, anche se è il decreto sul quinto conto energia a fare da freno.

I maggiori elementi di criticità riguardano infatti la soglia da cui scatta l’obbligo dell’iscrizione al registro per l’accesso agli incentivi e la data di entrata in vigore del quinto conto energia.

Il Ministero dell’Ambiente vorrebbe portare alzare la soglia da 12 a 20 kW, ma questo avrebbe come conseguenza l’aumento del budget per gli incentivi per ogni semestre e il Ministero dello Sviluppo Economico non è d’accordo.

Riguardo ai tempi di entrata in vigore del quinto conto energia, Sebastiano Serra sostiene che a fare da freno sarebbero state le voci che si sono diffuse dopo la Conferenza Unificata.

Voci che sostenevano che il nuovo regime incentivante (con il beneplacito del Ministero dell’Ambiente) sarebbe partito dal 1 Ottobre con un aumento tale delle richieste da indurre il Ministero dello Sviluppo Economico a fare marcia indietro tornando alla precedente ipotesi di un avvio “in tempi brevissimi” una volta superato il tetto dei 6 miliardi di euro di incentivi all’anno.

Secondo quanto indicato dal capo della segreteria tecnica del Ministro Clini, sarebbe confermato l’aumento del budget complessivo degli incentivi per tenere conto dell’introduzione dei premi per la sostituzione con pannelli FV delle coperture in amianto e per l’utilizzo di pannelli “made in UE”, e su questi punti vi sarebbe condivisione con il ministero dello Sviluppo.

Sul decreto che riguarda gli incentivi sulle altre fonti elettriche -che ha detto Serra «non è ancora in fase definitiva e restano, anche per le FER elettriche, punti interrogativi»- le modifiche apportate al decreto e condivise tra i due Ministeri riguardano la soglia per l’obbligo di registrazione; nella bozza presentata in Conferenza Unificata era unica per tutte le fonti e fissata a 50 kW, mentre adesso si ipotizzano distinzioni sulla base delle diverse tecnologie.

Secondo quanto ha riportato Serra, si prevede la soglia a 60 kW per l’eolico, a 250 kW per l’idroelettrico, 200 kW per le biomasse. Altra modifica riguarderebbe la semplificazione delle procedure per l’accesso ai registri.

Infine si ricorrerà alla definizione di vita utile degli impianti per l’accesso agli incentivi per i rifacimenti, criterio che resterebbe valido solo in caso di superamento dei due terzi della vita utile, a eccezione degli impianti che utilizzano rifiuti situati in aree critiche per i quali la vita utile è stata ridotta a 12 anni. Ma la «parte più complicata del lavoro» -sempre secondo Serra- riguarda le biomasse e il biogas per le quali sono stati introdotti premi legati alle riduzioni delle emissioni in atmosfera.

Il decreto sulle rinnovabili termiche è invece ancora in alto mare e in questo caso si deve parlare di come sta prendendo forma e se sarà pronto per settembre, con giusto un anno di ritardo rispetto ai tempi indicati.

Un fattore positivo è sicuramente l’introduzione di consultazioni con le parti interessate, a differenza di quanto accaduto, come abbiamo detto, per il decreto relativo alle rinnovabili elettriche. Queste consultazioni hanno già evidenziato, oltre ad alcune valutazioni positive, anche alcune criticità ancora da risolvere.

Tra queste ultime il fatto che gli incentivi, almeno per alcune tecnologie, saranno destinati anche ai privati, allargando quindi la fascia di possibile applicazione. I privati restano comunque esclusi dal sistema degli incentivi che riguarda gli interventi di coibentazione, la sostituzioni di infissi, l’installazione di sistemi di schermatura e ombreggiatura e le caldaie a condensazione, per i quali sono previsti incentivi (destinati solo agli Enti Pubblici) della durata di 5 anni per tutti gli interventi.

Le tecnologie interessate dagli incentivi saranno il solare termico, le caldaie a biomassa, le pompe di calore geotermiche e gli scaldacqua a pompa di calore, con un sistema incentivante che varrà per un determinato periodo di tempo calcolato in base alla taglia e alla tecnologia degli impianti per il solare termico, mentre per le caldaie a biomassa e le pompe di calore, l’incentivo sarà modulato anche in base alla zona climatica di installazione.

E questo è ravvisato come un elemento di criticità perché, a parte l’entità degli incentivi -che viene giudicato insufficiente a promuovere molte delle tecnologie sopracitate– il sistema introdotto porterebbe ad incentivare allo stesso modo tecnologie che hanno costi ben diversi e altrettanto diverse caratteristiche di produzione e rendimento.

Altra criticità è rappresentata dall’introduzione del numero chiuso per l’accesso agli incentivi. Ciò significa che superato il tetto di spesa annuo di 700 milioni di euro le istanze saranno respinte.

Un meccanismo che potrebbe penalizzare alcuni interventi tecnologicamente ed economicamente più impegnativi, per i quali la certezza di ottenere l’incentivo risulta determinante ai fini dell’accesso ai finanziamenti necessari per la chiusura del conto economico.

Gli incentivi, infine, non coprirebbero impianti installati in base all’obbligo di ricorrere alle FER per gli edifici nuovi o ristrutturati , per cui risulterebbe incentivabile solo la quota di energia termica prodotta in eccesso rispetto all’adempimento dell’obbligo.