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La doccia scozzese sul teleriscaldamento a biomasse

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E’ durata poco la soddisfazione della Federazione Italiana Produttori di Energie Rinnovabili (FIPER) per le conclusioni positive dell’indagine sul settore del teleriscaldamento a biomasse condotta dall’Autority sulla concorrenza: la revisione (in negativo e con valore retroattivo) dei crediti d’imposta per l’allacciamento alle reti di teleriscaldamento, ha fatto indignare il presidente Walter Righini

Fonte: Rinnovabili&Territorio

Autore: Redazione

Prima la soddisfazione poi l’indignazione. La Federazione Italiana Produttori di Energie Rinnovabili (FIPER) con una nota del 24 marzo scorso aveva accolto con molto favore le conclusioni dell’indagine dell’Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato,  per far chiarezza sulla concorrenza e trasparenza delle tariffe applicate dai gestori di teleriscaldamento.
Il documento dell’Autority escludeva che vi fossero possibili ostacoli alla libera concorrenza posti da questa fonte energetica, scrivendo: “Come accade in tutte le industrie a rete, l’investimento nella rete e negli impianti è elevato ed è in larga misura non riutilizzabile in altri settori, e quindi irrecuperabile. L’entità dell’investimento irrecuperabile, rende improbabile la costruzione di due reti nello stesso ambito geografico e quindi crea le condizioni perché ciascuna rete si configuri come un monopolio naturale”.
Inoltre l’Autority riconosceva che “sul piano dell’efficienza energetica, il teleriscaldamento, permette la produzione di calore con rendimenti medi più elevati di altre modalità di riscaldamento (a parità di combustibile impiegato) e di risparmiare risorse energetiche attraverso l’uso del calore, altrimenti disperso, generato dalla produzione di energia elettrica e da vari processi industriali, nonché dall’incenerimento dei rifiuti”.
Infine “sul piano ambientale, a parità di calore prodotto, il teleriscaldamento può consentire una significativa riduzione delle emissioni inquinanti e climalteranti, rispetto alla somma di quelle prodotte dalla combustione nelle caldaie individuali o condominiali sostituite, a causa sia della maggiore facilità di implementazione in impianti centralizzati delle tecnologie di riduzione e controllo delle emissioni, che di una intrinseca maggiore efficienza ambientale”.
Quindi dall’indagine dell’Autority il teleriscaldamento ne esce in maniera del tutto positiva e la FIPER aveva accolto con grande soddisfazione, queste conclusioni.
“L’analisi dell’Autorità è molto equilibrata, ampia ed approfondita; -dichiarava nella nota del 24 marzo il presidente di FIPER, Walter Righini- evidenzia la complessità e la straordinaria varietà di modelli di gestione del teleriscaldamento presenti sul territorio, che rispondono ad esigenze specifiche legate al combustibile utilizzato e alla tipologia di utenze allacciate” ed era stato molto apprezzato da FIPER il riconoscimento espresso dall’Autorità, riguardo gli effetti di aumento del risparmio energetico e di riduzione dell’inquinamento dell’aria che il servizio di teleriscaldamento garantisce alla collettività.
Poi la doccia fredda. In Gazzetta Ufficiale è stato, infatti,  pubblicato il decreto dell’ex presidente del Consiglio dei Ministri, Enrico Letta, previsto dalla legge di stabilità 2014, che individua le modalità applicative della rideterminazione dei crediti d’imposta indicati  dalla stessa legge, su proposta del ministero dell’Economia e delle Finanze.
Tra gli interventi definiti, vi è anche la riduzione del 15% del credito di imposta a favore dei clienti allacciati alle reti di teleriscaldamento alimentate a biomassa, con l’aggravante della retroattività del provvedimento, dal 1° gennaio 2014.
E quindi la nuova nota di commento di Fiper: «Siamo indignati –ha dichiarato Walter Righini- da questo provvedimento retroattivo del Governo uscente, dalle sue modalità e dal segnale dirompente che produce in ambito montano».
«Infatti –prosegue Righini- riducendo il credito di imposta ossia lo sconto (articolo 2, comma 12, della legge 203/2008) applicato ai clienti finali allacciati a reti di teleriscaldamento e nel contempo non diminuendo nella medesima percentuale la componente fiscale sulle fonti fossili destinate al riscaldamento, si finisce per favorire l’impiego di questi combustibili anziché promuovere la filiera bosco-legno-energia in ambito locale».
FIPER sottolinea la gravità del provvedimento «che introduce un precedente di retroattività dell’applicazione della riduzione, che riteniamo incostituzionale, su un comparto che sinora non ha beneficiato di incentivi diretti. Il gettito complessivo stimato dalla riduzione del credito di imposta sul teleriscaldamento si aggira intorno ai 700.000 Euro/anno, un importo minimo per il sistema Paese, rispetto ad esempio, alla possibilità di recuperare 300 milioni di euro annui dall’impiego delle potature del verde urbano a fini energetici, proposta che Cottarelli sembra aver recepito nel progetto di spending review su sollecitazione FIPER».
Righini si appella dunque «al Governo Renzi, affinché provveda in tempi rapidi a rivedere il provvedimento specifico alla luce della disparità di trattamento tra le diverse fonti per il riscaldamento in area montana, in un’ottica di promozione dell’efficienza produttiva, attraverso reti di teleriscaldamento abbinate a fonti rinnovabili, come del resto indicato dalla recente Direttiva Europea sull’efficienza energetica».