È stato pubblicato il 3 marzo su Neurotoxicology and teratology, la prestigiosa rivista internazionale bimestrale specializzata nella pubblicazione dei migliori documenti originali di ricerca, l’articolo “Chronic ambient hydrogen sulfide exposure and cognitive function”, redatto dal gruppo di ricerca californiano coordinato da Michael Bates e Bruce Reed, che da diversi anni portano avanti una ricerca sugli effetti dell’esposizione cronica a basse concentrazioni di vapori di acido solfidrico (H2S) nell’area neozelandese di Rotorua, dove è presente un intenso campo geotermico attivo. Il professor Michael Bates dell’università della California, collabora con l’Ars regionale toscana per lo studio sugli effetti delle emissioni geotermiche e infatti l’Ars che continua la propria attività di sorveglianza epidemiologica della popolazione delle aree geotermiche, ha inserito in bibliografia anche questo articolo. E non è cosa di poco conto, perché questi risultati arricchiscono le informazioni su una delle questioni aperte sul rapporto geotermia-salute in Amiata, dove si è rilevato un eccesso di mortalità generale ma solo nei maschi, un eccesso di mortalità per tumori, sempre solo nei maschi, ed un eccesso di malattie dell’apparato respiratorio. Lo studio di Bates e Reed, dunque, dimostra che l’esposizione all’acido solfidrico delle emissioni geotermiche in date quantità non è dannoso, anzi. I ricercatori riportano nuovi risultati dell’indagine condotta su un campione di circa 1.700 persone, delle quali è stata ricostruita l’esposizione cronica ad acido solfidrico, sia nell’abitazione che nel posto di lavoro. Ai partecipanti è stato somministrato un questionario per raccogliere informazioni demografiche e personali (lavoro, stili di vita, ecc.) e sono stati sottoposti a vari test neurofisiologici per valutare l’attenzione, la velocità psicomotoria, la memoria e altre funzioni cognitive. Le misurazioni effettuate dai ricercatori a Rotorua evidenziano valori di concentrazione di H2S che si attestano nel range 0-64 ppb. I soggetti sono stati classificati in 4 gruppi per livelli crescenti di esposizione ad H2S . Quindi si è valutata la relazione tra livello di esposizione e risultati dei test neurofisiologici, valutando pure sesso, età, etnia, scolarità, reddito, consumo di alcol e abilità verbali di base. I test statistici non mostrano alcuna associazione tra l’aumento dell’esposizione ad acido solfidrico ed il peggioramento delle funzioni cognitive indagate. Al contrario, per alcuni test neurofisiologici, emerge anche qualche segnale di una migliore performance al crescere dell’esposizione. L’indagine di Rotorua rappresenta il più grande studio epidemiologico che ha indagato gli effetti sulle funzioni cerebrali dell’esposizione cronica a concentrazioni medio-basse di acido solfidrico nell’aria.