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Enel Green Power, in Toscana mezzo miliardo sulla geotermia

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Nei prossimi cinque anni la Toscana beneficerà di un miliardo di euro di investimenti e la metà andrà a sostegno della geotermia. Perché è lì, tra le colline pisane, a Larderello, che Enel Green Power, lo spin off delle rinnovabili del colosso elettrico, ha trovato l’Eldorado raggiungendo nel 2013 il record assoluto di produzione (5,3 miliardi di kilowattora).

Fonte: Il Sole 24 Ore

Autore: Celestina Dominelli

«Nel 2013 – spiega il responsabile Italia ed Europa di Egp, Roberto Deambrogio – abbiamo celebrato i cento anni dalla prima centrale che entrò in servizio con una turbina Tosi-Ganz da 250 kW. Oggi, nei 34 impianti geotermici toscani, si produce il 25% del fabbisogno energetico della regione, pari al consumo medio annuo di 2 milioni di famiglie».
Un risultato che fa della Toscana un unicum sul pianeta. «La risorsa geotermica – prosegue Deambrogio – è eterna e soprattutto utilizzabile tutti i giorni e le ore dell’anno. Tuttavia, per poterla sfruttare, è necessario perforare a grandi profondità. Noi siamo l’unico operatore al mondo in grado di intervenire sull’intera catena del valore. Siamo capaci di capire dov’è la risorsa e come arrivarci. Si tratta di competenze che non si improvvisano da un giorno all’altro».
Tanto che Egp ha esportato il suo know how al di là dei confini. «Il nostro driver – ammette ancora il capo Italia ed Europa di Egp – è la diversificazione tecnologica e la società è impegnata nello sviluppo di soluzioni innovative come il processo Amis (abbattimento mercurio e idrogeno solforato) che consente l’abbattimento in altissime percentuali del mercurio e dell’idrogeno solforato e le cui performance possono essere visualizzate in tempo reale. Non a caso, abbiamo fornito ad alcuni enti locali delle centraline che permettono di monitorare risultati e livelli di emissioni». Perché, riconosce ancora Deambrogio, «l’intero processo va gestito in maniera ottimale e noi ci preoccupiamo di reimmettere vapore e acqua nel sottosuolo in modo che non ci siano riduzioni della risorsa». Diversamente da quello che accade in altre aree geotermiche del mondo dove, spesso, in coincidenza con lo sfruttamento del campo, si è assistito a un declino della produzione. «È quanto successo ai Geyser, in California – aggiunge Deambrogio – dove il risultato non è stato dei migliori proprio a causa dell’incapacità di ottimizzare la "coltivazione" dei campi geotermici».
Dalle centrali arriva vapore utilizzato a fini termici sia per l’uso domestico che per le attività produttive. «Forniamo il vapore – chiarisce il manager di Egp – per il riscaldamento delle case e ci sono diversi Comuni "geotermici" in Toscana completamente teleriscaldati con un risparmio del 50-60% rispetto al riscaldamento assicurato dal gas metano. Il calore geotermico, poi, serve anche alla produzione di uno dei più estesi impianti serricoli europei, quello di Floramiata con 25 ettari riscaldati con questo vapore. Senza contare i possibili usi industriali, con diversi imprenditori che stanno spostando lì i propri impianti».
Insomma, la Toscana come culla presente e futura della geotermia. «Stiamo facendo ulteriori studi ed esplorazioni superficiali per valutare quali sono le aree più promettenti». E nel resto d’Italia? «In Veneto, Campania, Sardegna e Lazio, ci sono stati dei tentativi finalizzati al solo riscaldamento e non alla produzione di elettricità. Ci sono poi dei Paesi su cui abbiamo acceso un faro, come la Turchia, il Kenya – che ha una risorsa molto buona – e ancora, negli Usa, Nevada e Utah (dove abbiamo già tre impianti), ma anche in Sudamerica abbiamo scoperto aree molto promettenti come il Cile e il Messico che si è aperto di recente ai player stranieri».