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Reflui zootecnici come combustibile per un duplice vantaggio ambientale

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Un impianto a Biogas utilizza i reflui zootecnici come combustibile producendo un duplice vantaggio ambientale: produce energia elettrica da fonte rinnovabile a costo zero; permette di gestire i processi di allevamento in maniera più moderna e sostenibile, cioè in maniera economicamente vantaggiosa, ma nel rispetto delle qualità delle componenti ambientali (aria, acqua e suolo).

Fonte: green planner

Autore: Di Maria Tomaseo

CSA, Cooperativa Soncinese Allevatori, attiva e operativa a Cumignano sul Naviglio, in provincia di Cremona, da metà degli anni ’70, nasce con una gestione imprenditoriale con 8 soci, 8 agricoltori e 13 dipendenti dedicati alle attività di gestione e organizzazione dell’impresa; conta circa 20.000 suini presenti in allevamento interni, e 1.700 scrofe in riproduzione. Numeri importanti che hanno incrementato le esigenze e che hanno successivamente portato la Cooperativa a valutare, dopo la dismissione di un impianto rudimentale, l’installazione di un impianto a biogas completamente rinnovato. Nel 2010, dopo un iter completo di valutazioni e analisi, CSA sceglie l’esperienza, la competenza e la tecnologia di Austep. “CSA ha sempre creduto nel valore derivante dagli impianti biogas, diventando con il tempo l’azienda di riferimento per altre imprese agricole. Nel 1993 ci siamo dotati di un impianto Plug Flow con motore, quando ancora non erano previsti certificati verdi; un impianto rudimentale ormai dismesso, portandoci a rivalutare di sfruttare nuovamente i liquami, come risorsa energetica e non solo per rispondere a una sempre maggiore esigenza di smaltimento” dichiara Luca Ruggeri di CSA. Tre erano le problematiche incontrate in passato: la formazione di sedimento sul fondo del digestore che nel tempo riduce il carico utile fino a portare al fermo impianto per lo svuotamento che risulta essere molto oneroso oltre alla mancata produzione di energia; il riscaldamento tramite serpentine interne al digestore negli anni perde di efficienza, riducendo lo scambio termico e rendendo difficile il mantenimento del digestato alla temperatura prevista; i teli sopra i digestori con il tempo sono soggetti a rotture causando fermi impianto. “L’esperienza maturata in passato, ha favorito le nostre valutazioni, indirizzando la nostra scelta verso Austep che, grazie a competenza e capacità di sviluppo ha portato una risoluzione delle problematiche alla radice, con perfezionamenti tecnici e tecnologici, tramite il fondo conico con estrazione del digestato dal basso, lo scambiatore di calore esterno e la soletta sul digestore principale”. Un allevamento in termini numerici, come quello di CSA, produce grandi volumi di liquami, con poca sostanza secca e molto liquido. L’impianto, da 250 KW, funziona solo a liquame. Le esigenze identificate da CSA erano sostanzialmente due e di importanza equivalente: smaltire i liquami e, allo stesso tempo, sfruttarli ricavandone energia.

Un impianto a Biogas utilizza i reflui zootecnici come combustibile producendo un duplice vantaggio ambientale: produce energia elettrica da fonte rinnovabile a costo zero; permette di gestire i processi di allevamento in maniera più moderna e sostenibile, cioè in maniera economicamente vantaggiosa, ma nel rispetto delle qualità delle componenti ambientali (aria, acqua e suolo). La riduzione degli odori, una maggiore capacità fertilizzante e la sua conservazione nel tempo grazie alla mineralizzazione della sostanza organica, la riduzione dei batteri patogeni sono solo alcuni dei vantaggi derivanti dall’utilizzo di un impianto a biogas che, peraltro, non prevede un uso di mais o altro componente agricolo. Di considerevole importanza, inoltre, l’automatizzazione del sistema che prevede una gestione quantificabile in una sola ora al giorno da parte delle risorse dedicate al controllo dell’impianto, che vede, in aggiunta agli aspetti tecnici e metodologici, un vantaggio economico particolarmente significativo. La digestione anaerobica è un processo biochimico che, in assenza di ossigeno, porta alla degradazione della sostanza organica con produzione di biogas. Il processo è svolto da un consorzio batterico e comprende una serie di reazioni biodegradative che hanno come fase finale la metanogenesi con formazione di un gas composto da circa 60/70% CH4, 30/35% CO2, H2S e altri gas. A causa della lentezza delle sopra citate reazioni anaerobiche il processo viene operato in condizioni mesofile (36/41°C). “L’impianto sviluppato per CSA ha rappresentato una sfida interessante. I loro obiettivi erano chiari e le esigenze altrettanto evidenti. Il processo di analisi e la fase di progettazione hanno portato a una risoluzione entro i tempi richiesti” commenta Roberto Fiume, Sales & Marketing Manager di Austep “Rispondere alle aspettative e dare le garanzie necessarie, ci ha riconfermato quanto sia importante il connubio tra esperienza e competenza. I risultati sono la nostra vera risposta”.