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Destinazione Italia, via al piano

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Il credito d’imposta sulla ricerca limitato al 50% degli incrementi annuali di spesa

Fonte: Il Sole 24 Ore

Autore: Carmine Fotina

Via libera definitivo dell’Aula del Senato al decreto Destinazione Italia (121 i sì e 91 i contrari). Il provvedimento è stato approvato senza modifiche rispetto al testo della Camera. Ora si apre la fase dell’attuazione, che per molte misure è vincolata all’emanazione di decreti ministeriali. In 15 articoli il governo uscente ha provato a centrare due obiettivi con un colpo solo: favorire gli investimenti esteri e migliorare il livello di competitività delle nostre aziende. Le ambizioni del piano Destinazione Italia, approvato dal consiglio dei ministri dello scorso 13 dicembre, si sono però in parte ridimensionate.
La misura più attesa dalle imprese è il credito d’imposta per gli investimenti in ricerca. L’intervento è però limitato, in quanto riguarda il 50% degli incrementi annuali di spesa. Sulla carta ci sono 600 milioni in tre anni, ma secondo i tecnici del Senato, per il 2014 la misura risulterebbe non coperta. Problemi analoghi di copertura interessano anche i voucher a fondo perduto, fino a 10mila euro, per le aziende che avviano processi di digitalizzazione.
Il primo articolo del Dl contiene interventi per la riduzione delle tariffe elettriche. Circa 850 milioni la stima dei risparmi comunicata dal governo, anche se di questa torta ben 700 milioni derivano da un regime opzionale (la cui scelta dunque non è scontata) a disposizione dei produttori di energia rinnovabile che godono di incentivi. Tra le misure più spiccatamente orientate all’attrazione degli investitori esteri figurano la razionalizzazione dei Tribunali delle imprese per le società con sede all’estero e l’allungamento degli accordi di ruling internazionale da 3 a 5 anni, con estensione alla valutazione preventiva della sussistenza o meno dei requisiti che configurano una stabile organizzazione situata nel territorio dello Stato.
Il decreto interviene anche per sbloccare le bonifiche dei siti industriali inquinati bloccate da anni. La norma, che prevede accordi di programma con credito d’imposta per chi investe in beni strumentali alla riconversione dell’area, anche dopo il compromesso concretizzato in commissione resta duramente osteggiata da M5S e Sel che parlano di "condono per gli inquinatori".
Nel testo anche la facilitazione dell’ingresso e del soggiorno in Italia per ricercatori o investitori in startup innovative. Si ampliano poi i canali del credito non bancario. Tra gli altri interventi, figura la possibilità per le aziende che emettono minibond di utilizzare come garanzia i beni destinati al processo produttivo per ottenere finanziamenti, ma senza privarsi di essi. Modificata poi la legge 130 sulle cartolarizzazioni, possibili anche per le obbligazioni e l’estensione anche alle obbligazioni del privilegio speciale sui beni mobili. È passata invece in Parlamento una modifica in base alle quale il Fondo centrale Pmi potrà prestare garanzia anche in favore delle società di gestione del risparmio che, per conto dei fondi comuni di investimento, sottoscrivono minibond. Sempre in Parlamento, come noto, il decreto ha perso uno dei suoi tasselli centrali, l’articolo sull’Rc auto, travolto alla Camera da centinaia di emendamenti frutto di veti e pressioni incrociate. A Montecitorio è invece giunto il via libera alla compensazione, per il 2014, delle cartelle esattoriali con i crediti vantati dalle imprese nei confronti della Pa e alla "stretta" sull’utilizzo del preconcordato.