In gennaio il consumo italiano di energia elettrica si è attestato a 26,9 miliardi di kWh, con una flessione del 4% rispetto a gennaio dello scorso anno. Anche se togliendo gli effetti di calendario e temperatura (un giorno lavorativo in meno e una temeratura media superiore di circa due gradi) la diminuzione si riduce al 2,5%, il dato è comunque pesante, dato che segue un biennio di constante contrazione.
Le consuete rilevazioni di terna indicano che quei quasi 30 miliardi di kWh sono stati richiesti per il 46,5% al Nord, per il 28,7% al Centro e per il 24,8% al Sud, e che, comunque, a livello territoriale la variazione della domanda di energia elettrica di gennaio è risultata ovunque negativa: -4,4% al Nord, -3,0% al Centro e -3,8% al Sud.
I consumi sono stati stata soddisfatti per l’84,2% con produzione nazionale e per la quota restante (15,8%) dal saldo dell’energia scambiata con l’estero. La produzione nazionale netta (22,9 miliardi di kWh) è calata del 4,9% rispetto a gennaio 2013, tuttavia sono risultate in crescita le fonti di produzione rinnovabili, in particolare – date le condizioni meteorologiche – quella idrica (+40,5%) e la geotermica (+4,8%). Sostanzialmente in linea con lo stesso periodo dello scorso anno, invece, quella fotovoltaica (+0,4%), mentre è risultata in calo la produzione eolica (-2,5%). A questi risultati si aggiunge, ovviamente, il proseguimento del pesante calo del termoelettrico (-13%).
«I dati diffusi oggi da Terna, relativi alla domanda di energia elettrica nel mese di gennaio confermano che la crisi del settore termoelettrico sta assumendo ormai dimensioni drammatiche – ha affermato il presidente di Assoelettrica Chicco Testa -. Il calo della domanda è infatti imperterrito da tre anni: nel gennaio del 2013 ci fu una riduzione della domanda del 2,4%, nel gennaio 2012 del 3,1% rispetto al gennaio 2011. Nel contempo il contributo delle rinnovabili è costantemente cresciuto, così che la generazione da termoelettrico è passata dagli oltre 20 miliardi di chilowattora del gennaio 2010 agli attuali 15,7. Il termoelettrico è ormai costretto al ruolo di compensatore della generazione non programmabile: questo esige che le regole del mercato elettrico vengano riformate e che vengano messi in cantiere interventi sulle tariffe per depenalizzare il ricorso all’energia elettrica».