Circa il 40% dei consumi energetici italiani è legato agli immobili e attribuibile per la maggior parte a impianti di riscaldamento inefficienti e scarso isolamento. D’altra parte il 70% degli edifici è stato realizzato prima del 1976, anno della prima normativa (legge 373) sull’efficienza energetica, e un quarto del patrimonio immobiliare non è mai stato sottoposto a interventi di riqualificazione.
Beneficiario del maxisconto è chi sostiene la spesa, sia proprietario o meno (inquilino, comodatario, usufruttuario) dell’immobile oggetto dei lavori. Ma di quali lavori parliamo? L’agevolazione riguarda le riqualificazioni energetiche globali degli edifici; gli interventi su strutture opache orizzontali o verticali (inclusi i cappotti termici, i solai, tutte le coperture di un fabbricato) e la sostituzione degli infissi; l’installazione di pannelli solari termici, per la produzione di acqua calda; la sostituzione di impianti di riscaldamento con caldaie a condensazione, con pompe di calore ad alta efficienza o impianti geotermici a bassa entalpia. A queste quattro categorie di lavori corrispondono diversi valori massimi di detrazione (da 100mila a 30mila euro), come viene spiegato in questa guida che riassume le novità e tutti i passaggi per destreggiarsi e sfruttare l’ecobonus. Perché oltre agli importi massimi detraibili a seconda del tipo di intervento cambiano anche le procedure da seguire: i documenti da acquisire e quelli da trasmettere in via telematica all’Enea entro 90 giorni dalla fine dei lavori.
Mentre i titolari di reddito d’impresa sono esonerati dall’obbligo di bonifico, perché non è rilevante la data di pagamento ma la competenza del costo imputato in bilancio, per i privati il bonifico "parlante" rimane invece un requisito fondamentale per accedere al bonus e deve essere eseguito dalla stessa persona alla quale sono intestate le fatture. La detrazione, sia per il privato sia per l’impresa, viene comunque ripartita in dieci quote annuali di pari importo e riduce l’Irpef o l’Ires lorda dovuta per l’anno d’imposta. Ma non è prevista alcuna possibilità di rimborso o rinvio: se l’imposta dovuta per un determinato esercizio è inferiore alla quota di detrazione, la parte in eccesso va persa.