Home Cosvig Edison, i piani segreti nelle rinnovabili

Edison, i piani segreti nelle rinnovabili

394
0
CONDIVIDI

LA SOCIETÀ CONTROLLATA DAL COLOSSO FRANCESE EDF CAMBIA STRATEGIA E CERCA NUOVI SOCI FINANZIARI O INDUSTRIALI PER INVESTIRE NEL SETTORE EOLICO. IL DOSSIER, SUL TAVOLO DI LAZARD, È GIÀ STATO VISIONATO DA ALCUNI FONDI

Fonte: La Repubblica – Affari & Finanza

Autore: Luca Pagni

Alle spalle di Eni nella vendita di gas. Scivolata al terzo posto per produzione di energia elettrica, dietro non solo a Enel ma anche ad A2a, dopo l’uscita da Edipower. Per reagire al suo stato attuale di eterna seconda nel panorama delle utility italiane, Edison cambia strategia. E si prepara a rilanciarsi, nel corso del 2014, nel settore delle rinnovabili. L’obiettivo è quello di insidiare il primato conquistato da Erg nel campo dell’energia eolica: la società genovese è balzata al primo posto per potenza di pale installate, dopo l’acquisto degli asset dei francesi di Gdf Suez in Italia. Al momento, con poco più di mille megawatt installati, Erg Renew copre il 14 per cento del mercato totale del nostro paese, crescita che le è valsa anche un ottavo posto a livello europeo. Ecco spiegato come mai, da un paio di mesi, negli ovattati uffici milanesi della banca d’affari Lazard si sta costruendo un dossier per la valorizzazione e il rilancio dell’eolico in capo a Edison. Fino a un anno fa, la società controllata dal colosso francese Edf che ne ha rilevato il pacchetto di controllo nel 2001, era venditore: i vertici della società milanese, che ha sede nello splendido palazzo liberty di Foro Bonaparte, avevano deciso di lasciare in seguito alle incertezze normative legate del nostro paese. Ma nel derby tutto transalpino con Gdf Suez, i cugini sono stati più veloci nel piazzare i propri asset. E i manager di Edison hanno cambiato strategia. Ma come crescere e soprattutto come valorizzare un settore in cui nessun operatore è disposto a investire un nuovo euro, tanto da averli costretti a trovare nuovi mercati di sviluppo all’estero? Secondo fonti finanziarie che hanno visionato il dossier, Edison compirà il primo passo aggregando in un’unica società i 490 megawatt di sua proprietà con i 100 megawatt che stanno sotto Edf Italia. A questo punto, il nuovo veicolo si muoverà in due direzioni. Da un lato, si propone di crescere per linee esterne, aggregando realtà più piccole. Dall’altra verrà aperto il capitale a fondi specializzati in infrastrutture. Ma come attrarli? «Il settore delle rinnovabili e dell’eolico in particolare – spiega il consulente di una primaria banca – andrà incontro a un processo di consolidamento. Occorre fare massa e avere le risorse perché a breve finiranno gli incentivi per gli impianti più vecchi. E ci si troverà di fronte a un bivio: dismettere o rigenerare la struttura con i nuovi modelli di turbina, che sono ormai tre volte più efficienti? E come regolarsi con i rischi regolatori e il mercato dell’energia ancora instabile?» Sono tutte domande per le quali, a quanto pare, Edison ha già pronta la risposta. Ai nuovi soci finanziari o industriali, verrà offerto di mantenere la proprietà degli impianti che corrispondono alla loro quota di capitale, ma allo stesso tempo Edison li prenderà in affitto per utilizzare l’energia elettrica che viene prodotta dalle pale. In questo modo, Edison si assume sia il rischio regolatorio sia quello dell’intermittenza della “materia prima”. In altre parole, l’investitore si remunera con una rendita fissa, ma Edison si assicura tutti i volumi di energia che viene prodotta dagli impianti. A sua volta la società di Foro Bonaparte, utilizza l’energia mettendola nel suo portafoglio insieme alle altre fonti di cui dispone, dagli impianti idroelettrici alle centrali a gas. Anche se Edison, in via ufficiale, non commenta le notizie sull’operazione, alcune fonti sostengono invece che il dossier è già arrivato sui tavoli dei fondi che si occupano di rinnovabili e di utility in generale: da Terra Firma (che in Italia ha già rilevato gli impianti fotovoltaici di Terna) a F2i (il primo operatore indipendente in Italia nelle reti del gas), ma anche Mp Capital, Allianz e Axa (socio in alcune operazioni proprio di F2i). Nel panorama di crisi dell’energia in Italia, è già notizia che Edison vada controcorrente. Come tutti gli altri grandi gruppi, anche la società milanese deve fare i conti con il calo di margini e utili. negli ultimi due anni. A sostenere i conti ci sono stati soprattutto la revisione di alcuni contratti di fornitura di gas di lungo periodo, che dovrebbe portare il margine operativo di fine 2013 a quota 1 miliardo. Un centinaio di milioni al di sotto del risultato di un anno prima. Nei primi nove mesi dell’anno, anche l’utile netto è in recupero a 174 milioni rispetto agli 81 dello stesso periodo dell’anno precedente. Ma soprattutto del risultato negativo del 2011, quando ci fu una perdita record di 871 milioni a seguito della svalutazione dei contratti del gas e delle centrali Edipower. Sarà però difficile che i numeri positivi delle ultime due stagioni vengano replicati, a meno di nuovi accordi con i russi di Gazprom, gli algerini di Sonatrach o Eni, i principali fornitori di materia prima. Per migliorare il proprio portafoglio di fonti energetiche, Edison ha così pensato alla riorganizzazione del settore rinnovabili, proprio partendo dall’eolico.