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La filiera delle rinnovabili tra i driver dell’impresa italiana del futuro

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Nel rapporto di Confartigianato “si può fare! come si può fare? l’impresa italiana del futuro”, la filiera delle energie rinnovabili e della efficienza energetica rientra tra i settori a maggiore tenuta economica

Fonte: Rinnovabili&Territorio

Autore: Redazione

I settori a più elevata vocazione artigiana sono quelli che sono stati maggiormente colpiti nei sei anni in cui l’economia italiana ha perso 6,6 punti di valore aggiunto. In questa prospettiva si inquadra la dinamica delle imprese artigiane nel terzo trimestre del 2013, che evidenzia un saldo negativo tra aperture e chiusure di 1.845 imprese, peggiorando il saldo deficitario dello stesso trimestre del 2012 e toccando anche in questo caso il minimo assoluto degli ultimi dieci anni.
Nonostante questo dato di assoluta gravità, nell’ambito delle imprese artigiane vi sono alcuni settori che registrano nel periodo una variazione relativa positiva, affermandosi quindi come i settori trainanti della crescita.
Tra questi driver dell’economia nel settore delle imprese artigiane, rientrano anche le filiere legate alle energie rinnovabili e all’efficienza energetica, nell’ambito più generale delle imprese della green economy.
 “Investire nella green economy e nelle energie rinnovabili –si legge nel rapporto di Confartigianato- diviene fondamentale nel secondo Paese manifatturiero d’Europa che  presenta un’elevata dipendenza energetica, che si attesta all’83,8% contro il 52,7% della media UE27, una bolletta energetica ancora troppo elevata rispetto ai bassi toni dell’economia, che si fissa al 3,7% del PIL, e un alto fabbisogno di energia soddisfatto da importazioni”.
“La principale risorsa energetica presente nel nostro Paese –continua il rapporto- è costituita dalle fonti di energia rinnovabile. Il 92,2% dell’energia ‘pulita’ viene prodotta in Italia – solo il 7,8% viene importato”. E mentre dal 2011 al 2012, la produzione da fonti fossili è scesa del 4,7%, quella da fonti rinnovabili è cresciuta dell’11,2%, arrivando al 29% del totale. Dal 2006 al 2012 la quota dell’energia da rinnovabili sulla produzione nazionale è cresciuta di 12,9 punti percentuali (e se si include anche la produzione da biomasse, nei primi 10 mesi del 2013 le rinnovabili sono già oltre il 39% della produzione).
Nella filiera delle rinnovabili sono 102.147  le imprese coinvolte e  91.000 (l’89,1% ) sono aziende che installano impianti elettrici, mentre solo 7.290 aziende, pari al 7,1%, sono produttrici di energia elettrica.
Minore è la percentuale (circa il 2,5% del totale) delle imprese del comparto impiegato nella fabbricazione di motori, generatori e trasformatori elettrici -entro il quale si ricomprendono quelle  che fanno moduli fotovoltaici– che sono 2.556 in totale e ancora meno – 154 aziende, pari allo 0,1% del totale – quelle coinvolte nel comparto fabbricazione di turbine e turboalternatori, entro il quale troviamo la produzione di turbine eoliche.
“L’irrobustimento dell’offerta di servizi nell’ambito della filiera delle fonti di energia rinnovabile- si legge nel documento– determina anche una ricaduta positiva sull’efficienza energetica”.
A questo proposito il rapporto di Confartigianato prende a riferimento i dati del rapporto GreenItaly, realizzato da Unioncamere e Symbola, da cui emerge che sono 358mila le imprese dell’Industria e dei Servizi con almeno un dipendente (il 23,6% del totale delle imprese presenti in Italia) che hanno investito nel triennio 2009-2011, o hanno programmato di farlo nel 2012, in prodotti e tecnologie a maggior risparmio energetico e/o a minor impatto ambientale.
La maggiore efficienza nel settore manifatturiero, ha portato nel 2011 ad un risparmio energetico annuale di 10.142 GWh, che equivale al 7,2% dei consumi di energia elettrica del settore industriale.
Significativo anche il dato relativo all’intensità energetica del settore manifatturiero (il rapporto tra ricchezza prodotta ed energia consumata), che nell‘arco  di un decennio (tra il 2001 e il 2011), è scesa del 14,6%, mentre il dato relativo alla diminuzione di intensità energetica su scala nazionale è stato pari a solo il 4% nello stesso periodo temporale.