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Via alle bioraffinerie Mossi&Ghisolfi

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Firmato ieri dai ministri dello Sviluppo e dell’Ambiente il regolamento per semplificare l’iter di realizzazione degli impianti a biomasse
ll nuovo stabilimento inaugurato ieri è il primo previsto dal piano di sviluppo del gruppo in Italia

Fonte: Il Sole 24 Ore

Autore: Andrea Biondi

«Oggi alle 18 (ieri, ndr.) con il ministro dell’Ambiente firmeremo il regolamento quadro sulle bioraffinerie che permetterà fra le varie cose di semplificare l’iter di realizzazione degli impianti». Le parole del ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, intervenuto all’inaugurazione dello stabilimento di Crescentino, nel Vercellese, hanno reso ancora più speciale la giornata di Mossi&Ghisolfi.
Insomma, un copione perfetto perché il secondo gruppo chimico italiano (dopo Eni Versalis) – 3 miliardi di dollari di fatturato, di cui un decimo in Italia – ha battezzato l’impianto di bioraffinazione del futuro (quello di Crescentino è il primo al mondo per la produzione di bioetanolo da colture non destinate ad uso alimentare) e nel contempo ha avuto anche quella notizia, tanto attesa, che aprirà le porte al futuro della bioraffinazione in Italia.
Almeno queste sono le premesse e questo è l’auspicio che hanno portato il gruppo – e il suo "braccio verde" Beta Renewables – a lavorare sin dai primi mesi del 2012 per arrivare al protocollo d’intesa siglato l’11 gennaio fra azienda, Presidenza del consiglio e cinque ministeri del Governo Monti per creare le condizioni utili a fare investimenti nel bioetanolo di seconda generazione. La ratio di quel lavoro è resa ancora più chiara dalle parole di Guido Ghisolfi, amministratore delegato di Beta Renewables e vicepresidente del gruppo Mossi&Ghisolfi. «Qui – dice – abbiamo avuto la massima collaborazione da parte delle istituzioni. Eppure ci sono voluti due anni per arrivare all’avvio dei lavori». E all’impianto di Crescentino si è arrivati peraltro dopo «due anni persi a Rivalta Scrivia».
Da qui tutto il lavoro per mettere a punto regole certe per dare la spinta a un settore che, stando ai numeri snocciolati ieri durante l’inaugurazione dell’impianto, potrebbe essere teatro di una vera corsa all’oro. «Si calcola che nel 2022 – ha detto Ghisolfi – la domanda mondiale di carburanti ottenuti da biomasse di seconda generazione si attesterà sul 6-7% del totale. Serviranno quindi almeno 2.400 impianti come quelli di Crescentino». Anche perché l’Unione europea ha inserito un target per per i biocarburanti di seconda generazione: devono arrivare al 2,5% del totale consumo nel settore trasporti. «Insomma si parla di almeno 9 milioni di tonnellate a livello europeo, il che vuol dire 180 impianti come quello di Crescentino». Guardando solo all’Italia, con il fabbisogno stimato di 40 milioni di tonnellate di carburante all’anno, la componente obbligatoria di bioetanolo di seconda generazione «dovrebbe attestarsi sul milione di tonnellate a regime».
Per arrivare a dare la giusta accelerazione Mossi&Ghisolfi – che ha una società di ingegneria, la Biochemtex, cui vengono commissionati da più parti, da ultimo in Brasile, impianti come quello di Crescentino grazie a una tecnologia brevettata, "Proesa" – dopo le scottature del passato ha voluto regole chiare «e valide per chiunque voglia costruire bioraffinerie di seconda generazione». Il protocollo firmato dal gruppo piemontese con le istituzioni l’11 gennaio aveva portato poi alla stesura di un regolamento. Che però da aprile era rimasto vittima di imprecisate pastoie burocratiche (si veda il Sole 24 Ore del 25 settembre) mettendo a rischio almeno un miliardo di investimenti necessari per arrivare a dotare l’Italia di impianti adeguati alle necessità del mercato.
Ieri però è arrivato il lieto fine. Che come effetto immediato ha l’accelerazione di progetti cui il gruppo sta lavorando «nel Sud Italia. Abbiamo valutazioni in corso – spiega Guido Ghisolfi – in Sardegna, Sicilia e Puglia. Contiamo di iniziare i primi lavori entro metà del 2014». E il nuovo regolamento in questa partita giocherà un ruolo fondamentale: «Grazie a queste nuove regole contiamo di arrivare ad ottenere i permessi per iniziare i lavori in 9-10 mesi. Sembrano tanti. Ma oggi ci vogliono almeno due anni nella migliore delle ipotesi».