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Sviluppo sostenibile: Geotermia, Enel investe 900 milioni in Toscana

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Cento anni di calore, cento anni di energia «pulita», cento anni di ricerca tecnologica.

Fonte: L’Unità

Autore: Bianca Di Giovanni

Enel Green Power ha festeggiato il secolo della geotermia italiana (la più avanzata al mondo) due giorni fa a Larderello, un piccolo Comune in Provincia di Pisa, «patria» storica degli «impianti a vapore», con l’inaugurazione del primo museo nazionale della geotermia. «Questa fonte antica, ma sempre capace di rinnovarsi, rappresenta per la Toscana un volano concreto di sviluppo economico e sociale – ha dichiarato l’amministratore delegato di Enel Fulvio Conti – perché è in grado di promuovere investimenti, assicurare occupazione, qualificare imprese, favorendo sempre la sostenibilità ambientale. Come Enel abbiamo investito in Toscana, solo negli ultimi 10 anni, poco meno di 3 miliardi di euro, dando lavoro stabilmente a 3200 persone».

Una coppia di alte ciminiere spunta all’ingresso del paesino toscano da dove partì la prima sperimentazione moderna sull’utilizzo dei geyser per la produzione di elettricità, con l’accensione delle prime cinque lampadine durante un esperimento del principe Ginori Conti nel 1904. All’epoca l’area era già sfruttata: il conte Francesco de Larderei aveva avviato un’industria chimica per la produzione dell’acido borico. Il museo mette in mostra le prime disposizioni aziendali, con i regolamenti interni e i contratti di lavoro del primo ‘900, che (tra l’altro) prevedono il diritto di precedenza nelle nuove assunzioni per i lavoratori che sono stati licenziati.

Questo il passato. Il presente è molto diverso. «Le 24 centrali geotermoelettriche di Enel Green Power producono elettricità al consumo medio annuo di circa 2 milioni di famiglie italiane ed in grado di soddisfare più del 26% del fabbisogno energetico della Toscana – rivela l’amministratore dell’Enel Green Power Francesco Starace – Ancora più importanti sono le ricadute dirette e indirette dell’utilizzo della geotermia. Nella filiera geotermica toscana per Enel Green Power sono impiegate circa 450 persone; i 16 Comuni geotermici godono del cosiddetto teleriscaldamento a costi bassissimi, e nel campo dell’attività agroalimentare, ben 50 mila metri quadrati di serre, caseifici e salumifici utilizzano il calore geotermico». I potenti soffioni che escono dal terreno e le acque surriscaldate che si trovano nel sottosuolo avevano anche l’attenzione degli antichi etruschi e poi dei romani: le vestigia di bagni termali antichi oggi rappresentano anche un’attrazione per il turismo culturale.

La natura ha trasformato questo triangolo «campestre» della Toscana in un centro di ricerca di nuove tecniche di estrazione e di sfruttamento industriale. Non a caso l’Italia ha sviluppato un know-how all’avanguardia, che ha esportato anche nel resto del mondo. L’Enel sta portando avanti iniziative analoghe nel Salvador, dove con l’ausilio dell’acqua calda si alimentano vasche dell’itticoltura.

Se il passato è fitto di storia, ancora tutto da scrivere è il capitolo sul futuro. Il colosso italiano dell’elettricità tuttavia è pronto a disegnare anche i prossimi scenari sull’utilizzo del geotermico. Enel ha già deliberato investimenti per 900 milioni di euro in Toscana nei prossimi cinque anni, di cui 500 verranno dal suo «braccio verde» per il settore della geotermia e grande attenzione per le energie rinnovabili su tutto il territorio nazionale. «Stiamo costruendo la centrale di Bagnore 4 nella zona del monte Amiata – ha spiegato Starace – e solo questo intervento prevede un investimento di circa 120 milioni di euro. Abbiamo investimenti importanti sugli impianti e attività di ricerche e sviluppo, non solo sulla geotermia e sul fronte dell’energia marina. Su questo fronte abbiamo un primo prototipo a Pisa che sposteremo poi all’Isola d’Elba per iniziare a produrre energia elettrica grazie alla prima centrale cosiddetta "maremotrice" in Italia. Stiamo inoltre testando una pala eolica rivoluzionaria che abbiamo progettato insieme all’architetto Renzo Piano».

Insomma, i margini di sviluppo per questa fonte antica sembrano ancora molti. La scommessa è quella di sfruttare e conservare. Oggi è possibile, con nuovi accorgimenti tecnici, sfruttare fonti anche a temperature più basse di quelle delle prime centrali. Tra le caratteristiche delle centrali più innovative c’è anche il recupero dell’acqua, che viene filtrata di nuovo nel terreno.