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Teleriscaldamento, stop all’ultima centrale

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Rinviata l’opera che avrebbe servito altri 150 mila torinesi: costa troppo

Fonte: La Repubblica – Torino

Autore: DIEGO LONGHIN

STOP all’ultima centrale per il teleriscaldamento di Torino, quella di Basse di Stura, zona Nord Est. In Iren, la multiutility dell’energia controllata da Torino, Genova e Reggio Emilia, parlano però di «slittamento». Sta di fatto che l’ultimo pezzo, quello che nei piani della rete serve a chiudere il cerchio e a fornire calore ad altri 130-150 mila torinesi nelle Circoscrizioni cinque, sei e sette, non vedrà la luce nel 2015.
La data era stata indicata dai vertici della società all’inaugurazione dell’ultima centrale, quella di Nord-Ovest, lungo corso Regina, prima dell’imbocco della tangenziale. La struttura di Nord-Est nei piani deve sorgere a Basse di Stura, su un terreno di 100 mila metri quadri accanto ad un complesso di Terna. Ed è una centrale come quella costruita alle spalle del Politecnico: la sua funzione è quella di convogliare il calore prodotto dalle centrali più grandi di cogenerazione, Torino Sud e Torino Nord Ovest, con lo scopo di implementarlo. Insomma, non generare acqua calda, ma surriscaldare quella che arriva, con la possibilità anche di immagazzinarla in accumulatori, dei mega silos, nelle ore notturne, per poi inserirla nella rete nei momenti di picco. Costo previsto dell’intervento? Intorno ai 150-200 milioni, mettendo insieme anche lo sviluppo della nuova rete di tubi nella zona Nord di Torino. L’obiettivo di questo ultimo pezzo di rete è di aumentare la capacità del teleriscaldamento, potendo allacciare altre 130-150 mila famiglie e arrivando a coprire così più del 70 per cento di Torino.
Questo nei piani, appunto. Perché la società negli ultimi due mesi ha deciso di soprassedere sull’investimento. Non si tratta di uno stop definitivo, una cancellazione dell’opera, ma di un rinvio. Due le ragioni. La principale, quella economica. Attendere tempi migliori, viste le difficoltà degli ultimi due anni, la crisi economica e il piano varato per rafforzare i conti di Iren. Legato a questo aspetto c’è stato anche un certo pressing da parte degli altri soci, i genovesi e gli emiliani, a rimandare la costruzione della centrale Nord Est. Non una questione di “campanile”, ma di soldi per finanziare l’opera.
Oggi Torino è già la città più teleriscaldata d’Italia. Il calore prodotto da Iren Energia e la rete, gestita da Aes, copre circa il 53 per cento delle abitazioni, su un totale di 100 milioni di metri cubi edificati. C’è ancora un margine del 7 per cento che può essere coperto nei prossimi due anni dagli attuali tubi che corrono nella pancia della città. La crisi generale, come effetto, ha però portato ad un rallentamento dei nuovi allacciamenti: i condomini, piuttosto che sostenere i costi necessari a collegarsi al teleriscaldamento, preferiscono tenere la vecchia caldaia centralizzata, non considerando i risparmi che il servizio porta nel medio termine come consumi. Ed Iren sta pensando di correre ai ripari per invogliare i nuovi contratti.
La centrale Nord-Est, nei piani, oltre a permettere al servizio di raggiungere quota 700 mila torinese ha una funzione ambientale con un abbattimento delle emissioni: meno 178 tonnellate l’anno di ossidi di azoto, meno 32 di monossido, meno tre tonnellate di polveri. Numeri che rimarranno sulla carta, in attesa di tempi migliori e di una ripresa dell’investimento.